Tutto quello che si nasconde dietro i paradisi fiscali
tre film fuori dagli schemi, almeno quelli codificati nei generi più tradizionali. mescola inchiesta e ricostruzione storica per interrogare la Chiesa francese su uno dei suoi scandali più clamorosi, quello degli abusi compiuti negli anni Settanta e Ottanta da un sacerdote che accompagnava gli scout nei loro campi e quello del vescovo (di Lione) che lo aveva coperto. Un argomento scottante (non tutti i processi sono ancora arrivati alla sentenza definitiva) che Ozon tratta con rispetto e pudore, attento soprattutto a raccontare i tormenti di chi si sente diviso tra fede e voglia di denuncia. Soderbergh, invece, usa la farsa (e più di una reminiscenza brechtiana: a volte sembra l’Opera da tre soldi rock) per raccontare lo scandalo finanziario che aveva visto Panama al centro di ogni tipo di traffico finanziario e in un finale da antologia (che Meryl Streep sa rendere indimenticabile) ricorda a ogni spettatore che de te fabula narratur. Anche la nuova avventura di Maleficent è una favola ma questa volta la maggior libertà (non è più un remake di La bella addormentata nel bosco ma un sequel) permette di rendere più complesso la lettura della maternità (alla Jolie “buona” si contrappone una Pfeiffer “cattiva”) ma soprattutto smonta il meccanismo fiabesco introducendo un’inedita riflessione sul rapporto tra falso e vero, tra apparenza e realtà e (fordianamente) tra leggenda e verità.
una verifica dal vivo, tra i bambini dai 3 ai 6 anni, filmati un anno intero per capire dai loro comportamenti la validità delle idee montessoriane. Istruttivo.