JENNIFER, JO E LE ALTRE CHE SI VOLTANO
Ci sono donne che, a un certo punto, si voltano di spalle. È stato così che giorni fa, in una notte americana, il mondo ha scoperto che Jennifer Aniston ha dei capelli bellissimi, un corpo capace di sfidare il raso bianco tagliato di sbieco e le spalle ferme di un’attrice chiamata alla prova suprema: andarsene. È stata una donna (un caso?) a scattare la foto che ci abita in segreto da anni: Emma McIntyre ha colto l’attimo in cui, nella serata losangelina degli Screen Actors Guild Awards, Brad Pitt afferra il polso di una Jennifer che sta sfuggendo, scivolosa come la stoffa che la fascia, come se insieme a quella stretta stesse scappando da quindici anni di – almeno così tutti hanno immaginato – devota adorazione rassegnata, che ristagnava dal 2005, quando non si poteva che arretrare davanti alla bellezza di Angelina Jolie.
Ma soprattutto si ammutoliva di fronte alla natura sovrannaturale di quella coppia, dove nessuno dei due appariva davanti o dietro l’altro e il nickname stesso (Brangelina) era il simbolo di una combinazione perfetta che nemmeno Dorothy Parker, nei suoi deliri d’ironia, avrebbe saputo immaginare. Da allora per Aniston sono stati quindici anni di una controvita che molte di noi conoscono e che si potrebbe sintetizzare nell’espressione più ricorrente nei confronti di quelle che attraversano i trentacinque, in regime di nubilato o di abbandono: «Quando ti sposi?».
Un’espressione che in verità fa riferimento solo in parte alle nozze vere e proprie. Il «Quando ti sposi?» è una dimensione ultratemporale che prevede l’esame continuo e minuzioso del viso («Caspita, non hai rughe!»), i reiterati cenni alla salute dell’apparato ovulatorio («Dai,