ROBERTO ANDÒ «IL GOMORRISMO, PERICOLOS0 MODELLO DI COMPORTAMENTO»
libri cadono nel silenzio di una casa deserta come la sua vita privata. Comincia una storia in una Napoli che occulta malavita, paure, connivenze. Ma è anche la cronaca di una scoperta affettiva: un uomo solo che comprende il suo bisogno represso di paternità, il piccolo Ciro che vede in lui un padre elettivo. È Il bambino nascosto (La nave di Teseo), il nuovo libro di Roberto Andò, classe 1959 e nascita palermitana con un forte radicamento a Napoli e a Roma, regista di teatro, lirica e cinema (tra i suoi film Le confessioni con Toni Servillo e Pierfrancesco Favino e Viva la libertà, di nuovo con Servillo e con Valerio Mastandrea), scrittore. In identificare le appartenenze in base al modo di vestirsi, di gestire… A Palermo, quando ero ragazzo, si chiedeva di una persona: a chi appartiene? Ma oggi c’è una camorra ben vestita come una mafia ben vestita. Racconto un condominio misto di Napoli in cui si può incontrare la principessa, il piccolo impiegato, il disoccupato e camorrista. L’identificazione è difficile». La sua descrizione della camorra sembra una polemica nei confronti del “gomorrismo”. Cosa pensa del libro di Saviano e di ciò che ha prodotto?
«Il libro di Saviano è stato molto importante. Ha rappresentato una grande novità sia sul piano lette
«Sì, lo penso anch’io. A volte si corre il rischio di proporre modelli di comportamento che modelli di comportamento non dovrebbero essere. È il rischio del filone del gomorrismo….».
Allora bisogna censurarsi, non bisogna raccontare storie “negative”?
«Non è questo il punto. Censurare la possibilità di rappresentare con un’opera d’arte certi aspetti estremi è molto rischioso. Si disse ai tempi che Arancia meccanica di Kubrick istigava i giovani alla violenza. Ma quando si standardizza tutto, quando diventa appuntamento fisso seriale, si crea una specie di televisione-negozio