TRAVIS KALANICK IL CATTIVO RAGAZZO DI UBER
Ha rivoluzionato la mobilità. Poi il flop in Cina e l’addio alla compagnia. Ora lotta contro la sindrome dei giovani miliardari del web
Molti anni fa Travis Kalanick, prima di diventare un miliardario con i capelli sale e pepe un po’ troppo in anticipo sulla sua età, si trovava a Tulum, in Messico. Le cronache riportano che fosse lì per lavoro. Prese un taxi e dopo un litigio con l’autista venne spinto fuori dall’auto in corsa. Tornato negli Stati Uniti fondò Uber. Vendetta, tremenda vendetta. È impossibile sapere se questo aneddoto che circola tra i suoi amici sia vero o faccia parte della tradizionale mitologia post-successo. L’unica cosa certa è che, visto il suo carattere, l’aneddoto diventa se non probabile almeno possibile: «È difficile essere un disruptor senza essere anche uno s **** ». Nessuna diffamazione: il copyright è dello stesso Kalanick. Il che, gli va riconosciuto, lo pone nella sfera dei preveggenti: quando ha lasciato la poltrona di ceo dell’azienda, che aveva fondato nel 2009, l’accusa principale era di aver permeato tutta la cultura uberiana con il suo essere orgogliosamente un cattivo ragazzo. D’altra parte la sua lettura preferita è L’arte della guerra di Sun Tzu. Vi ricordate Gordon Gekko in Wall Street? «Tutta la guerra si basa sull’inganno...». Sembra che il libro gli sia stato passato come compito a casa dal suo primo investitore, il super agente di Hollywood Michael Ovitz, quando nel ’98 Kalanick lasciò gli studi all’Università della California per tentare una sorta di pre-Napster, Scour, finita con una montagna di cause e il ritorno sotto il tetto paterno.
Ma questo è il passato. Come ammazza il tempo nella sua abitazione californiana l’uomo che ha rivoluzionato la mobilità — Uber non è un servizio pubblico ma nemmeno privato, è un verbo — ora che da tre anni lo hanno lanciato fuori non solo da un taxi ma anche dalla sua società? 1) Come ha confessato in passato il 43enne ogni tanto si diverte a fare il driver per la sua creatura (come autista aveva raggiunto le cinque stelle). 2) Porta a spasso il suo goldendoodle Yobu. Il cane è bello, nulla da dire, ma il nome non gli può non suonare come un fallimento: Yobu era il brand scelto per lanciare Uber in Cina. Un brutto ricordo che ha dimostrato ancora una volta che c’è l’Occidente, l’Oriente. E poi la Cina. 3) Secondo un sondaggio della società Wealth-X il problema di questi nuovi miliardari è che grazie a Internet sono diventati super ricchi prima dei 40 anni. In altre parole hanno un vitale bisogno di hobby. Il 10,9% di loro si diletta di alta cucina. E Kalanick è uno di questi. Sempre meglio che andare a caccia (l’8,8%), pescare (7,8), collezionare orologi (7,7) o automobili (14,3). Per invitare gli amici ha acquistato una penthouse a New York al 565 di Brome Street dove è sorto un grattacielo di Renzo Piano: 36,5 milioni per un enorme spazio con pareti in vetro. Problemi comprensibili: chi non li avrebbe con oltre 3 miliardi di dollari sul conto in banca? Avere o non avere. È questo il dilemma.