Il poeta di Cesenatico che si fece mugnaio in Olanda
Marino Moretti ha comprato un mulino a vento, in Olanda, e ci è andato ad abitare. Felice, sta seduto sulla soglia, fuma la pipa e gode a rimirar le brune ali del suo grande balocco. Ha l’impressione di non desiderare altro al mondo.
È cosi? Ha lasciato la natia Cesenatico, il pallido canale, la finestra aperta sulle domeniche marinare, la possibilità di incontrarsi a Bellaria col caro Panzini? Sapevamo, sapevamo che Moretti viaggiava, che era andato a Parigi, che era andato a Bruges, che era andato in Olanda e, chi sa, forse anche in altri paesi di cui non ci aveva parlato. L’avevamo visto diventar giramondo, valigia in mano e, forse, berretto da viaggio in testa e spolverina sul braccio. Ma di vederlo proprietario di un mulino a vento, questo non lo si aspettava.
Eppure si deve credergli, se lo ha detto e se lo ha scritto. C’è una società, lassù, che ha deliberato di proteggere i mulini a vento, comprando quelli che minacciavano di scomparire. In omaggio alla memoria di Cornelis Corneliszoon, loro inventore, genio nazionale, ecco salvati i vecchi mulini. Alla porta del comitato ha bussato anche un poeta italiano. «C’è un mulino per me?». Voleva un mulino storico, alle prime. Poi si è accontentato di un mulino del secolo scorso, senza storia. E si è fatto mugnaio.
Fantasie? Se non si permette nemmeno questo, a uno scrittore che viaggia, e che sul mondo che vien conoscendo proietta i colori di un suo perenne mondo interiore, che cosa gli si dovrebbe permettere? Moretti, andando in Olanda, una volta si è fatto mugnaio, una volta studente di Leida, una volta piccolo impiegato di una agenzia turistica e una volta persino pastore protestante, di quelli che non possono essere scapoli e cui spetta il titolo di nientemeno, che vuol dire molto venerabile e molto dotto signore. Che più? Una volta la sua fantasia, per rimodernare una vecchia favola, racconta di una certa Reginotta che deve cercare il Principe Gentile, e finalmente si incontra a con uno sconosciuto conte di R*** di cui si innamora, e che all’ultimo si scopre essere un autentico principe del mondo delle Fate. A ripensarci bene, sotto le spoglie del conte R*** pare a noi di riconoscere, ancora una volta, il Moretti trasformista, diventato, per amor della fantasia e dei suoi sogni, una specie di Fregoli olandese.
Fantasie, dunque, come dice anche il titolo del volume (Marino Moretti –
Ed. Treves-Treccani-Tumminelli, Milano 1932, p. 278 con illustrazioni, L. 20) in cui lo scrittore romagnolo ha raccolto le pagine che gli sono state ispirate, in due anni, da vari soggiorni in terra d’Olanda. Moretti non voleva darci una guida
Marino Moretti e l’acquisto di un mulino a vento nel Paese dei tulipani. Per difendere “la specie” da incuria e abbandono. «Felice, sta seduto sulla soglia, fuma la pipa e gode a rimirar le brune ali del suo grande balocco»
dell’Olanda, né un vero e proprio libro di viaggio. Egli non fa professione di viaggiare per dare, a chi non viaggia, l’illusione di vedere il mondo. Il suo occhio, finché può, rifugge dallo sguardo professionale di chi ha già i suoi punti di riferimento, i suoi convegni esatti col paesaggio celebre, con la curiosità d’eccezione, col crocicchio famoso. Egli procede, nel viaggio, secondo un suo modo di sentire, e non secondo il modo di vedere che è imposto dalle consuetudini del cosiddetto “pezzo di colore” e dagli obblighi del “pezzo forte”, per cui, nel gran quadro di un paese, si ritagliano solamente certi particolari e si sosta immancabilmente in determinati angoli, sempre quelli, o quasi, sicché non c’è viaggio in Spagna senza toreri o viaggio in Olanda senza tulipani. Portato, dal proprio vagabondaggio, su un terreno battuto, – chi non ha scritto sull’Olanda alzi la mano – più che indugiar sul paesaggio, ha indugiato ad ascoltar la propria anima, il discorso sorridente