I (nuovi) “confini” del nostro alfabeto
Buongiorno prof. Antonelli, il nostro alfabeto è “ufficialmente” composto da 21 lettere. Ma ormai da tempo si fa largo uso nella nostra lingua anche di W, Y, J, K, X. Allora ecco il mio dubbio: queste lettere sono state recepite? Da chi? Quando? E soprattutto: in che ordine e come collocarle nel nostro alfabeto?
Roberto Russo russo.roberto@live.it
LA STORIA di quelle che ancora oggi sono chiamate nei manuali delle elementari «le lettere straniere» è molto interessante e istruttiva. Come ha ricostruito Luisa Revelli in un articolo pubblicato nella rivista Italiano LinguaDue, la composizione “ufficiale” dell’alfabeto italiano con le sue 21 lettere si stabilizza solo alla metà dell’Ottocento. Fino a quel momento – infatti – si considera nel computo anche la «j», cioè la i lunga (anche se oggi la leggerebbero tutti all’inglese: jay), usata per secoli nella grafia dell’italiano. «Nel moderno linguaggio», scrive una grammatica del 1840, «le lettere dell’alfabeto sono ventuno giacché della J non più se ne fa uso».
Solo con la stretta autarchica d’epoca fascista viene completamente omesso il riferimento alle «altre quattro: y, k, x, w», che già per una grammatica di tardo Ottocento «si dicono straniere».
Anche se, va specificato, alcune sono largamente usate nei testi che precedono la normalizzazione ortografica sancita nel Seicento dal Vocabolario della Crusca; basta pensare a quel Placito capuano che tradizionalmente si considera come l’atto di nascita della nostra lingua: «Sao ko kelle terre …». Le grammatiche ottocentesche menzionavano queste lettere nella presentazione dell’«alfabeto secondo l’ordine dei dizionari», nei quali in effetti comparivano (nelle stesse posizioni in cui si trovano oggi in qualunque dizionario italiano), anche se solo per poche parole. Nell’edizione 1912 del Nòvo dizionario di Policarpo Petrocchi, alla K c’è una dozzina di vocaboli tra cui kermes, kirsche, kummel (tre liquori); alla X solo xeres «celebre vino spagnolo»; alla Y yacht, yak e yard e della W si dice che è usata solo con «nomi propri stranieri»: «coi nomi comuni sempre il V (valzer, tramvai)».
Www mi piaci tu!
Ancora un secolo dopo ,nelM io primo dizionario illustrato di Aldo Gabrielli (1981), rivolto a bambini e ragazzi fino ai 13 anni, le pagine dedicate alle lettere J e K potevano rimanere vuote, eccezion fatta per una breve nota in cui si consigliava di scrivere iuventus e chimono. Oggi – in quel tipo di dizionari – si va da jackpot a junk food ,da karaoke a k-way; bambini e ragazzi, d’altra parte, mostrano grande dimestichezza con quelle che siamo abituati a considerare lettere straniere. Perfettamente a loro agio tra yogurt e yo-yo (come si chiama il canale tv dedicato ai più piccoli) o tra web e wi-fi .Il risultato, osserva Revelli, è che nelle grammatiche per le primarie del nuovo millennio si assiste «alla reintegrazione delle lettere straniere all’interno dei prospetti dell’alfabeto italiano, con un ritorno a un modello» composto «da 26 elementi di cui però cinque descritti come schietti esotismi».