PROSA DA ASSASSINO PER UNA STORIA D’AMORE
L’incipit più bello degli ultimi tempi è questo: «Dicono che gli assassini quando scrivono le loro memorie scelgano una prosa ornata». E fa tornare in mente Humbert Humbert, l’assassino reo confesso di Lolita. Il premiato incipit è di Marco Salotti dopo Natale, Il Melangolo), che, come dicevo la volta scorsa, èun inesauribile one-man-talk-show con così tante cose brillanti da dire da dimenticarsi, a volte, della storia da raccontare.
Ti ucciderò dopo Natale ha l’ambientazione esotica di un cinepanettone (la Lapponia) e ha per protagonista un teatrante che sogna di essere altro: «skipper, conferenziere orfico, cantante da festivalbar, mezzala, pioggia d’oro (sempre irresistibile)». Tra le sue produzioni sceniche si annoverano dei teatrini erotici coniugali con lui travestito da Wile Coyote e la consorte da Beep Beep. La moglie (personaggio da film del primo Nanni Moretti, quello che non si scorda mai) è poi morta in un incidente stradale. Politicamente impegnata in gioventù, la donna si era ritirata a coltivare cannabis sfoggiando giacche di «manifattura equosolidale». Il suo amante, fuoriuscito come lei da Lotta Continua, aveva fatto carriera, come è accaduto spesso ai militanti di quel gruppetto rivoluzionario, e l’ha lasciata quando è entrato nel CdA del Monte dei Paschi. Lei è rimasta sola, il tempo è passato (commenta il marito: i petali del suo tatuaggio segreto sono appassiti «sulla pelle rilassata sopra la cresta iliaca»). Alle sue esequie suonarono Maremma amara come requiem, ma non l’aveva scelta lei. Il marito era presente alla cerimonia e questi furono i suoi pensieri nell’occasione: «Pur bagnati da furtive lacrime i funerali serpeggiano tra l’enfasi psicopompa e Achille Campanile, che una volta ho messo in scena con il pensiero a Ionesco». Forse, con la prosa ornata degli assassini, Salotti ha cercato di raccontarci semplicemente una storia d’amore.