Varda, autodidatta da Oscar
«Le rughe? Fanno parte del gioco» così Agnès Varda regista eroina della Nouvelle Vague rispondeva a Jr, talentuoso artista urbano con cui nel 2018 girava Visages Villages, film-documentario a caccia di storie nella quotidianità francese.
Lei aveva 89 anni, caschetto metà incanutito metà rosso mattone, abiti sfolgoranti; lui 37, il viso barbuto perennemente coperto dagli occhiali, ma la differenza d’età era un dettaglio, uguale voglia di esplorare la realtà, di vedere cosa ti offre e dove ti porta, di scrutare nelle facce di gente che popola un Paese nei suoi luoghi più estremi e sempre significativi. Visages Villages è uno strepitoso spaccato delle contemporaneità realizzato da due anime fresche e sempre in cerca. A un certo punto si vedono anche i due che corrono alati nel Louvre, lei in carrozzina, lui che salta fra quadri e persone spingendola.
Giovani di testa, come sempre era stata Agnès, belga naturalizzata francese che a 18 anni cambiò nome dall’originario Arlette e tagliò il caschetto casalingo che non abbandonò mai più: «Era pratico non cambiare. Mi permetteva di non lottare per essere bella, essere giovane, fare meglio delle altre. Ho provato a essere così, a fare quel che dovevo fare» ha raccontato a France-Culture ,e presto cominciò a fotografare e a far cinema da assoluta autodidatta. Quasi artigianalmente nel 1954 gira La Pointe-Courte, con Philippe Noiret e Alain Resnais al montaggio, un cinema di persone e sentimenti che anticipa di 5 anni la rivoluzione della Nouvelle Vague. Eppure quando Resnais paragona alcune parti del suo film a La terra trema di Luchino Visconti, lei candidamente dice di non conoscerlo. Non solo: «A 25 anni avrò
(Leone d’oro a Venezia nel 1985). Un lungo sodalizio con il marito Jacques Demy, altro grande del cinema francese, Agnès nel 2018 ha ritirato l’Oscar alla carriera vestita Gucci, anche lei nel bouquet dei senza età scelti da Alessandro Michele come testimonial di un suo mondo ideale. Quella volta era un tre pezzi di seta a grandi rose rosse perché, come disse Agnès al New Yorker, ho vestito di nero fino a 25 anni, «ma ora, più grande, penso che il colore faccia di più per me». Agli Oscar e a Cannes s’era schierata con il #metoo ,ea Vanity Fair disse parole di saggezza: «È sempre una cosa positiva quando le donne si fanno sentire un po’ di più. Bisogna determinare la dose di femminismo da inculcare nei ragazzi: ecco cos’è importante».
È morta giovane a 90 anni (a Parigi un anno fa, il 29 marzo) senza diventare profetessa ma sempre sperimentatrice a occhi aperti, col rimpianto di non essere riuscita a far togliere gli occhiali all’amico Jean Luc Godard, gran profeta della Nouvelle Vague, ma neppure a Jr.