Corriere della Sera - Sette

FARROW vs ALLEN QUAL È LA MORALE (AMERICANA) DELLA FAVOLA?

- Di MARILISA PALUMBO

Quasi 30 anni dopo lo scandalo per la relazione con Soon-Yi, nel suo libro «censurato» il regista torna sulle accuse di molestie alla figlia Dylan. Con due problemi in più: l’era del #metoo e il figlio Ronan, avuto con Mia, deciso a non lasciargli l’ultima parola

«Se una volta sei libera,

vediamoci a pranzo». Un invito che «avrebbe cambiato la vita di molte persone», e «bruciato milioni di dollari». L’appuntamen­to viene fissato via segretaria di lui, siamo nel 1979, e di lì comincia la saga di cui avremmo parlato per decenni.

«Spero che non sia questo il motivo per cui avete comprato il libro», scrive Woody Allen più o meno a metà del suo memoir, A proposito di niente, pubblicato in Italia da La nave di Teseo, ma mandato al macero dalla casa editrice Hachette per le proteste dei dipendenti e le pressioni del loro autore di punta Ronan Farrow, suo figlio (forse) e principale sostenitor­e – assieme alla madre – delle accuse della sorella Dylan, secondo la quale Allen l’avrebbe molestata all’età di sette anni. Ma andiamo con ordine.

Nel gennaio del 1992 Mia Farrow scopre sul camino dell’abitazione di Woody («Non vivemmo mai insieme e, nei nostri tredici anni di frequentaz­ione, non dormii mai nella sua casa di New York») le celeberrim­e polaroid di Soon-Yi nuda. Soon-Yi non è figlia di Allen, era stata adottata da Mia e dal suo ex marito André Previn. La ragazzina di origini coreane e Woody non si erano mai interessat­i l’uno all’altra e la stessa Mia non le mostrava particolar­e affetto, anzi la definiva spesso «ritardata». A quel tempo, scrive Allen, il rapporto con Farrow, nonostante la nascita di Satchel-Ronan nel 1987, era praticamen­te finito, e lei aveva voluto indietro le chiavi di casa. Quando anni prima Mia gli aveva chiesto un figlio, Allen era rimasto scosso «ma non al

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