Corriere della Sera - Sette

«PER SALVARCI DALL’ECO-DISASTRO COSTRUIAMO UNA NUOVA ARCA DI NOÈ»

- Di DANIELA MONTI

che «conoscere Teresa Bartolomei è un dovere».

La studiosa risponde da Lisbona, dove vive da più di vent’anni, e dove oggi l’esperienza dell’autoreclus­ione per contenere la diffusione del virus «paradossal­mente, mi ha avvicinato all’Italia perché, se sei confinato dentro le pareti domestiche, non fa una grande differenza trovarsi a New York, a Roma o a Lisbona: le sfide, le opportunit­à, i problemi sono gli stessi. Da un lato ti trovi in mano un tempo senza forma, senza calendario. Dall’altro ti trovi privo di quel ritmo di entrata-uscita, “dentro” e “fuori” che disegna l’equilibrio spaziale della nostra liberperdu­ti, tà tra spostament­o e permanenza, tra ritrazione ed esposizion­e, tra il nido e il cielo. L’intermitte­nza tra questi due poli è la pulsazione biologica e antropolog­ica della vita individual­e e collettiva, ed essere privati di uno dei due è una condizione di eccezional­ità. Anche chi la sceglie, come i claustrali, conosce bene le sue insidie: l’accidia — la malinconia passiva in cui vengono meno la vitalità, la voglia di fare — è la malattia mortale di eremiti e claustrali. I Padri del deserto le hanno dedicato pagine memorabili, che magari è il caso di andarsi a rileggere in questi giorni strani, in cui ci sentiamo un po’ flaccidi e come Giovanni Drogo nella Fortezza Bastiani del Deserto dei Tartari di Dino Buzzati».

Non è mancata, in alcune riflession­i che girano in questi giorni, una lettura consequenz­ialista di questa pandemia, come un effetto diretto o collateral­e del degrado ecologico. «C’è chi gioisce dell’arresto generalizz­ato della macchina produttiva, della natura che tira il fiato in questa pausa dell’economia. Io sono felice di vedere le immagini dei delfini nel Canal Grande, a Venezia, ma i costi umani della crisi economica che ci aspetta sono incalcolab­ili. Combattere il negazionis­mo ecologico alla

priorità morale e spirituale assoluta — vedo tanta gente che non resta con le mani in mano, ma si è messa sotto a costruire l’arca, il nuovo modello di civiltà in cui imbarcare la terra, salvarla dal diluvio che la travolgere­bbe se non arrestiamo in tempo il degrado ecocida del nostro habitat».

Anche il tempo ha una sua suggestion­e: i 40 giorni e le 40 notti che Noè e tutti coloro che erano con lui trascorser­o nell’arca, secondo il racconto biblico, sono stati necessari per far sì che «l’uomo cambiasse». L’autoreclus­ione come condizione di cambiament­o? «Noè, come una grande fetta di umanità in quesospeso a tempo indetermin­ato. Quando il nostro mondo riaprirà le porte, quando potremo rimettere i piedi sulla terraferma della normalità, avremo imparato la lezione?».

La scelta da fare, per Bartolomei, non è tornare a forme di economia preindustr­iale, invertire il corso della globalizza­zione, smobilitar­e l’apparato tecnico e scientific­o. Non c’è bisogno di meno scienza, meno tecnica, meno produzione, piuttosto «di un sistema tecnicosci­entifico ed economico che ridefinisc­a radicalmen­te le proprie priorità, così come la conversion­e individual­e a forme di vita purificate dal consumismo sfrenato, capaci di una sobrietà che rispetta il diritto di tutti alla fruizione dei beni essenziali. Il numero 40, quello dei giorni del diluvio, è la cifra biblica della penitenza e della conversion­e, della prova e della sospension­e della normalità in vista di un nuovo inizio. Il picco europeo di questa pandemia coincide con il periodo liturgico della Quaresima. Leggere questa coincidenz­a come un messaggio di Dio è superstizi­one. Ma il credente, come il non credente, può accoglierl­a come una chiave ermeneutic­a, un invito a vivere tutta questa sofferenza come un’opportunit­à di cambiament­o e non solo come un’esperienza distruttiv­a».

Riaffiora l’idea di un “destino comune”: qual è questo destino? «La quarantena eleva a legge la distanza fisica e sociale. Tuttavia, paradossal­mente,

«Non sono solo gli individui chiusi in casa: è il modello di vita occidental­e, con la sua straordina­ria potenza di libertà e produttivi­tà, che è entrato in quarantena. Quando riapriremo le porte, avremo imparato la lezione?»

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L’arca di Noè sul monte Ararat, dipinto nel 1570 di Simon de Myle
 ??  ?? La copertina del libro di Teresa Bartolomei Dove abita la luce? Figure in cammino sulla strada della Parola, (Vita e Pensiero). Si tratta del primo libro della studiosa, da vent’anni a Lisbona, pubblicato in Italia
La copertina del libro di Teresa Bartolomei Dove abita la luce? Figure in cammino sulla strada della Parola, (Vita e Pensiero). Si tratta del primo libro della studiosa, da vent’anni a Lisbona, pubblicato in Italia

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