TRENCH SOPRA TUTTO
Gli stivali di Julia Roberts , lo smoking di James Bond, il cappotto di Alain Delon, la canottiera di Marlon Brando e James Dean. I look del cinema hanno colto prima degli altri lo spirito del tempo. Nulla è più femminista del trench foderato in lana scozzese di Greta Garbo sul set de Il destino del 1928: fu lei a lanciare la moda dell’impermeabile dal taglio militare (Humphrey Bogart in Casablanca sarebbe arrivato nel ‘42).
Nessun capo è poi stato tanto cinematografico: Ava Gardner in I gangsters (‘46), Marlene Dietrich portato su un peccaminoso abito trasparente in Scandalo internazionale (‘48), Audrey Hepburn in Sabrina (‘54) e Cenerentola a Parigi (‘57), Katharine Hepburn in La sottana di ferro (‘56) con il trench oversize e la sigaretta tra le dita sulla locandina, Marilyn Monroe in Facciamo l’amore (‘60), per arrivare alla scena clou di Audrey Hepburn nel ruolo di Holly Golightly in Colazione da Tiffany (‘61). Del resto, gli Anni 60 sono quelli in cui il boom economico e la Nouvelle Vague scardinano le regole: donne e uomini cercano nuove identità, a volte buttando alle ortiche im
ondeggiano al passo. Il trench è immortale perché ogni volta sa sorprenderci, con i suoi tagli nuovi, i dettagli artistici. Capo da party sul minidress in paillettes (Bottega Veneta), con le rouches ottocentesche (Simone Rocha), cangiante (Celine e Junya Watanabe), arricciato (Valentino), minimale (Louis Vuitton), con tasche a soffietto (Elisabetta Franchi), sciallato (J.W. Anderson), lineare (Gucci). Protettivo e artistico, il biglietto certo per il primavera. E oggi le ragazze lo considerano una valida alternativa al bomber con i jeans e la camicia romantica (Celine) o sullo short e il top crop leopardato (Dolce& Gabbana). Da diva.