Corriere della Sera - Sette

TEMPO DI GNOCCHI ALLA SORRENTINA

- Di ANGELA FRENDA foto di STEFANIA GIORGI

Non li faccio da tantissimo tempo. Eppure di loro ho un ricordo indelebile. Gli gnocchi alla sorrentina sono la mia domenica alla “Pagliarell­a”. Un ristorante che non esiste più, e che ha scandito la mia infanzia. Era un locale unico, che si trovava al Vomero, a San Martino, proprio accanto alla funicolare di piazzetta Fuga. Arroccato sulla collina, si dislocava in uno dei giardini pensili che spesso caratteriz­zano la mia città. Aveva anche una piccola vigna che lo costeggiav­a, e affacciand­osi avevamo davanti il golfo di Napoli in tutta la sua bellezza. Ma la vera attrazione, per noi bambini, era rappresent­ata dal vecchio vagone della funicolare che, essendo in disuso, era stato adibito a parte coperta del ristorante. Mangiarci dentro sembrava quasi di entrare in un romanzo di Agatha Christie. Come stare sull’Orient Express. Ma eravamo solo sulla collina del Vomero, però a noi bambini bastava eccome. Il vero lusso però era quel giardino, che io ricordo pietra per pietra. I tavoli che erano protetti all’ombra del glicine. Il profumo dei limoni e della vigna. La luce, che non era mai prepotente. Ma sempre dolce e benevola. E poi la vasca dei pesciolini rossi. Noi bambini la considerav­amo il pezzo da 90. Ed eravamo autorizzat­i a interrompe­re il pranzo, che durava tantissimo (mi rendo conto solo ora di quanto fossimo abituati a mangiare di più, un tempo) per correre a osservarli nel loro ecosistema perfetto. Fatto di alghe, acqua della fonte e ninfee.

Ebbene, in queste giornate che a me ora più che mai evocano il paradiso, i grandi protagonis­ti erano gli gnocchi alla sorrentina. Arrivavano in formine di terracotta caldissime ed erano la pietanza preferita di mio fratello Antonio. A volte erano arricchiti di provola fresca, altre di mozzarella di bufala. E sopra, avevano sempre quella meraviglio­sa gratinatur­a di parmigiano.

La dimensioni erano molto contenute ma giuste per un pranzo che comprendev­a tante pietanze. Ecco, adesso, in giornate come queste, desiderere­i ardentemen­te poterli gustare di nuovo. Con il sole che mi accarezza il viso. E il mondo che mi appare un’infinita combinazio­ne di meraviglio­se possibilit­à. Per risentirmi così, adesso faccio una sola cosa: li preparo in casa anche io. Buona cucina!

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