TEMPO DI GNOCCHI ALLA SORRENTINA
Non li faccio da tantissimo tempo. Eppure di loro ho un ricordo indelebile. Gli gnocchi alla sorrentina sono la mia domenica alla “Pagliarella”. Un ristorante che non esiste più, e che ha scandito la mia infanzia. Era un locale unico, che si trovava al Vomero, a San Martino, proprio accanto alla funicolare di piazzetta Fuga. Arroccato sulla collina, si dislocava in uno dei giardini pensili che spesso caratterizzano la mia città. Aveva anche una piccola vigna che lo costeggiava, e affacciandosi avevamo davanti il golfo di Napoli in tutta la sua bellezza. Ma la vera attrazione, per noi bambini, era rappresentata dal vecchio vagone della funicolare che, essendo in disuso, era stato adibito a parte coperta del ristorante. Mangiarci dentro sembrava quasi di entrare in un romanzo di Agatha Christie. Come stare sull’Orient Express. Ma eravamo solo sulla collina del Vomero, però a noi bambini bastava eccome. Il vero lusso però era quel giardino, che io ricordo pietra per pietra. I tavoli che erano protetti all’ombra del glicine. Il profumo dei limoni e della vigna. La luce, che non era mai prepotente. Ma sempre dolce e benevola. E poi la vasca dei pesciolini rossi. Noi bambini la consideravamo il pezzo da 90. Ed eravamo autorizzati a interrompere il pranzo, che durava tantissimo (mi rendo conto solo ora di quanto fossimo abituati a mangiare di più, un tempo) per correre a osservarli nel loro ecosistema perfetto. Fatto di alghe, acqua della fonte e ninfee.
Ebbene, in queste giornate che a me ora più che mai evocano il paradiso, i grandi protagonisti erano gli gnocchi alla sorrentina. Arrivavano in formine di terracotta caldissime ed erano la pietanza preferita di mio fratello Antonio. A volte erano arricchiti di provola fresca, altre di mozzarella di bufala. E sopra, avevano sempre quella meravigliosa gratinatura di parmigiano.
La dimensioni erano molto contenute ma giuste per un pranzo che comprendeva tante pietanze. Ecco, adesso, in giornate come queste, desidererei ardentemente poterli gustare di nuovo. Con il sole che mi accarezza il viso. E il mondo che mi appare un’infinita combinazione di meravigliose possibilità. Per risentirmi così, adesso faccio una sola cosa: li preparo in casa anche io. Buona cucina!