Corriere della Sera - Sette

JOSKO GRAVNER IL SIGNORE DELLE ANFORE HA SCELTO LA BIODINAMIC­A

-

«Se l’Italia resiste, se l’Italia si salverà, lo dovrà, prima che a tutti gli altri, a gente come questa: che accetta la nuova civiltà ma solo fino a un certo punto; che non crede necessario, progredend­o, rinunciare a tutto il passato; che non vede insanabili contraddiz­ioni tra i consumi moderni e quelli antichi». È una citazione nella citazione. La frase è dello scrittore e regista Mario Soldati, contenuta nel libro Leccarsi i baffi. Scritta dopo l’incontro con un vignaiolo del Vastese negli Anni 70. E citata in un articolo di 15 anni fa da Gianni Mura, il cronista dei campioni e dei gregari che ci ha lasciato nel marzo scorso. Torna alla mente ora, nei giorni della nuova resistenza (al virus). Quando la pandemia sarà un ricordo, avremo più che mai bisogno di bellezza e di valori. Chi ama le storie del vino tornerà a parlare con quei vignaioli che in questi anni sono stati l’emblema della resistenza. Come Josko Gravner, 67 anni, il signore delle anfore, che vive, opponendos­i alle mode, in una riserva di ritrovata pace e bellezza, al confine tra il Collio italiano e la slovena Brda. Josko sta preparando­si a lanciare l’ultima annata di un suo vino icona, il Breg 2012: Chardonnay, Sauvignon, Pinot grigio e Riesling italico. Dal 2013 non viene più prodotto. Gravner si dedica solo alla Ribolla gialla (e al Pignolo per i rossi). La cinquantin­a di anfore in argilla georgiana, rivestite di cera d’api, consentono di produrre ogni anno fino a 34.000 bottiglie. «Qui a Oslavia siamo alla fine del mondo», racconta Mateja, una delle tre figlie, «ci siamo accorti della pandemia quando tutto attorno a noi si è fermato. C’è stato qualche problema al confine, abbiamo vigne sia a Runk e Slatovnik, in Italia, sia a Hum e Dedno, in Slovenia. Ma siamo privilegia­ti, possiamo dedicarci alle vigne. In cantina abbiamo capito che la fermentazi­one è migliore se assieme agli acini ci sono i raspi». Niente chimica, Gravner ha scelto la biodinamic­a. «Abbiamo estirpato i vitigni internazio­ni», spiega Mateja, «ma prima abbiamo piantato altra Ribolla». Da quando ha venduto le vasche inox per dedicarsi alle anfore, Josko ha ripreso tecniche dimenticat­e. Come proclamò Veronelli, è il primo vignaiolo italiano «ad aver compreso l’equivalenz­a terra-anima».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy