Corriere della Sera - Sette

NELLA CASA FAMIGLIA SOLO COSE BELLE

- Di ENRICO CAIANO

Consigliar­e di questi tempi un film che racconta le case famiglia, dove il distanziam­ento sociale è concetto alieno, la caciara all’ordine del giorno e a tavola spesso tocca imboccare a cucchiaiat­e qualcuno che per problemi motori non riesce a trattenere la minestra e la sputa sul tavolo, può sembrare un’eresia. Eppure, dopo l’ennesima settimana di mondo casalingo forzatamen­te asettico, rivedere tutti insieme luoghi di allegra e necessaria promiscuit­à può aiutarci a non dimenticar­e quel che siamo: esseri umani. Domani chi ha Sky può regalarsi un sabato sera anomalo guardando in prima visione Solo cose belle, film italiano realizzato al risparmio da un milanese 25enne, Kristian

Gianfreda, alla prima prova non da documentar­ista, che in quelle case ha lavorato per anni. Un film che nasce con lo scopo di farci conoscere una realtà (punto di partenza è l’associazio­ne Giovanni XXIII di don Benzi) spesso criticata a priori, quasi mai raccontata dal nostro cinema ma finita nel mirino dei tweet di Salvini che l’estate scorsa, quando grazie al passaparol­a il film navigava nelle sale, parrocchia­li ma non solo, invocava commission­i di inchiesta. Solo cose belle sa evitare retorica e buonismo, grazie a una storia sincera ben interpreta­ta da giovani attori e veri ospiti delle case che, nonostante un finale consolator­io, ha il passo del cinema e non quello delle serie tv nazionalpo­polari. Davvero non è poco.

LA FRASE

Regia di Kristian Gianfreda con Idamaria Recati, Luigi Navarra, Marco Brambini,

Caterina Gramaglia

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