La paura del contagio è più forte dell’amore
7dicuori@rcs.it
Caro Massimo, che succede di una coppia quando uno dei due è terrorizzato dal virus? Il mio lui neanche mi saluta con il gomito per non toccarmi, se ne guarda bene: potrei essere una fonte di contagio, perché sono io che vado a fare la spesa o in farmacia. Quando torno da queste incombenze vengo finalmente guardata, ma solo per essere scannerizzata ai raggi X. Vorrebbe scorgere una qualche possibile forma di contaminazione, forse per mandarmi in isolamento. Devo togliere scarpe, giacca, tenere i fastidiosissimi guanti di gomma fino a che tutte le buste della spesa non siano state svuotate e io non le abbia poi buttate insieme ai guanti. A quel punto mi devo lavare rigorosamente le mani e cambiare i vestiti sotto lo sguardo vigile di lui. E se dico «cavolo, mi sono dimenticata il latte…», la possibilità di una nuova uscita fa sorgere uno sguardo di terrore e disapprovazione sul suo volto. Non che io non abbia timore o non mi preoccupi, ma se fossi come lui, chi andrebbe a fare la spesa o in farmacia? Io non posso permettermi di avere così tanta paura perché ho i figli da curare, un fratello psicotico da gestire e lui. Alcune minime cose sono necessarie per sopravvivere in questo periodo, non solo la spesa, ma anche uno sguardo, che non pretendo d’amore, sarebbe troppo per qualcuno... Ma quello che ricevo adesso è uno sguardo che mi fa sentire sola anche se siamo chiusi insieme in casa e sicuramente lascerà segni indelebili.
CARA CEM, agli psicanalisti che, immagino, si staranno specializzando in fobie da quarantena, sottoporrei senz’altro il vostro caso, caratterizzato da un Lui ipocondriaco menefreghista e da una Lei sgobbona invisibile. Ma credo ci direbbero che in tuo marito l’ipocondria rappresenta il problema minore. Assai più grave, forse irrisolvibile, è il suo stropicciarsene delle tue esigenze, tra le quali riveste un certo rilievo quella di essere trattata come un essere umano, o almeno come uno dei tanti cagnolini che adesso tutti si affannano a portare a passeggio. Consentimi però una domanda diretta e, se ti sembrasse troppo diretta, attribuiscine pure la sfrontatezza al mio stato d’animo di recluso senza più neanche una reputazione di perbenista da difendere. La domanda è questa: ma ci voleva il coronavirus perché tu ti accorgessi di che razza di personaggio ti eri messa in casa? Non vorrai mica farmi credere che fino a febbraio lui ti apriva la portiera dell’auto e ti accoglieva sulla soglia del nido con un mazzo di rose rosse? Nessun decreto del governo impedisce ai mariti di andare a fare la spesa e ai coniugi di guardarsi e, forse, ma devo andare a rileggermeli, nemmeno di toccarsi. Se lui abbassa gli occhi quando ti vede, non è per paura che tu gli faccia venire una polmonite alle pupille. Più probabilmente li abbassava anche prima, solo che all’epoca tu rimuovevi il problema. Non lo dico a sua discolpa, ma solo a pretesto per una tua riflessione su di te, oltre che su di voi.
Caro Massimo, ho 22 anni, studentessa di Arte, bella, vivace, dinamica. Da qualche mese mi frequento, felicemente ma anche purtroppo, con un ragazzo più grande di quasi 20 anni (ne ha 35). Ma ciò che importa è che lui è sposato. Senza figli, ma sposato! Sai che cosa mi ha spinto a scriverti proprio oggi? Ho ricevuto dal mio ometto la foto di ben due piatti di pasta, DUE! Uno il suo. L’altro della moglie. Lui si è scusato: «Perdonami, sono pessimo, ma non lasciarmi, potrei morire senza di te...». Non ha più ricevuto risposta da parte mia (nonostante un numero elevato di chiamate). In questi giorni di felice solitudine tutto è più ampliato. La mia gelosia nei suoi confronti non è quella
«SONO IO QUELLA CHE VA A FARE LA SPESA E IN FARMACIA. QUANDO TORNO MI GUARDA, MA SOLO PER PASSARMI AI RAGGI X»
di prima, vedo solo il negativo in lui... Nonostante lui mi ami... io lo amo ancora? Lui dovrebbe lasciare la moglie, ma io sono pronta? E se poi va male? Che passo gli avrei fatto fare? Sono solo confusa?
Ilaria
CARA ILARIA, non sei confusa, a parte forse sulle date: non sono mai stato una cima in aritmetica, ma se lui ha quasi vent’anni più di te, e tu ne hai 22, come fa ad averne 35? Non sei confusa, dicevo, ma disillusa. Le storie sbagliate godono di un’aura che le fa sembrare prelibate. Ma appena un evento esterno spezza l’aura, esse ci appaiono per quello che sono. Sbagliate, appunto. O comunque esaurite. Aggiungo che l’inazione forzata consente di imbastire riflessioni inedite senza avere l’obbligo di far seguire comportamenti concreti. Quando ci riapriranno le gabbie e lo rivedrai in faccia, sia pure ancora schermata dalla mascherina, capirai in un attimo che cosa provi davvero. Preparati a quella prova del nove, perché la voce dell’intuizione, l’unica che non si fa condizionare dai sensi e dai pensieri, ha un tono flebile e, per essere compresa, richiede silenzio e concentrazione assoluta.
Mi permetto di azzardare una profezia su quanto la voce ti dirà: una ragazza che descrive il suo stato di lontananza dall’amante come “felice solitudine” non è esattamente il prototipo dell’innamorata palpitante e inconsolabile. A gabbie riaperte, faccio il tifo perché tu vada a palpitare e a consolarti altrove. Caro Massimo, avrei disperatamente bisogno di una data che sancisca la fine dell’isolamento. Il primo tra tutti i motivi, me ne vergogno, è per rivedere il mio ragazzo. Ho affrontato altri momenti separata da lui, ma ciò che mi teneva a galla è sempre stato sapere quando ci saremmo rivisti. Ora, anche se affiorano i primi segni di speranza, altre settimane tra le mura di casa sembrano esserci destinate. Sono consapevole che sia doveroso, ho razionalizzato questa condizione. Ma nel mio io più profondo non riesco ad accettarla, sono continuamente triste e rassegnata ed egoisticamente penso: se a noi ventenni vengono tolti l’amore, l’aria aperta, gli amici, la socialità, cosa ci rimane? Tutte cose che, a sentire chi è più avanti con gli anni, sono giustamente “accantonabili” per adesso. Ma chi parla così forse si dimenticato com’è, l’essere giovani.
Arianna
CARA ARIANNA POSTDATATA, tutti vorremmo sapere quando si uscirà, e magari anche per quanto, visto che esiste la fondatissima ipotesi che si tratti di una quarantena a yò-yò, in cui, dopo una boccata d’aria di qualche settimana, ci rispediscono in clausura. Hai ragione: di pasticci globali quali le guerre e le epidemie i giovani sono le prime vittime, perché viene sottratto loro un tempo che non tornerà. Ma il lamento abbassa le difese immunitarie, quindi suggerirei di sostituirlo con il senso della sfida. L’epidemia ti ha tolto tantissimo, ma non la possibilità di leggere, scrivere, dipingere, ascoltare o fare musica, emozionarti, sentire. Tutte azioni e sensazioni che con la giovinezza hanno un rapporto fecondo. Non vorrai fartele scappare.