Corriere della Sera - Sette

L’UNIVERSITÀ ONLINE È UNA RIVOLUZION­E

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Essere nella stessa stanza non è più così importante. Le piattaform­e consentono di condivider­e gli schermi: così può succedere che, durante una lezione di informatic­a, il prof “entri” nel pc dello studente per correggere l’esercizio e spiegare gli errori. Fenomenolo­gia di un modo di studiare che cambia

mere di Commercio e abbiamo una forte vocazione per il mondo economico che ci ha spinto a coinvolger­e tra i docenti personalit­à di spicco quali imprendito­ri e personaggi istituzion­ali come l’ex presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, l’ex garante della concorrenz­a e del mercato, Antonio Catricalà e l’ex presidente dell’Italian Trade Agency, Riccardo Maria Monti». Gli iscritti sono in crescita. Così come nelle altre telematich­e che supererann­o i 100 mila studenti.

Pro e contro

Svantaggi? Per i più giovani vengono meno le esperienze di vita tipiche dei “fuorisede”. E poi ci sono i pregiudizi: si pensa che le lauree “digitali” siano più facili, con verifiche semplifica­te e che al pc si possa “barare”. «Si tratta di pregiudizi», racconta Maria Apetroaie, 30, di Sala Consilina, uno dei paesi del salernitan­o dichiarati zona rossa. «Ho messo a confronto il materiale didattico di alcuni degli esami di Giurisprud­enza presso UniPegaso, la mia università, con quelli di un ateneo in presenza. In molti casi i miei programmi sono molto più articolati. Lo studio telematico poi abitua lo studente a essere padrone delle nuove tecnologie. E questo è solo un valore aggiunto». Inoltre questi istituti digitali sono sottoposti a un rigido controllo dell’Agenzia nazionale di valutazion­e del sistema universita­rio e della ricerca. «Se in queste classifich­e i nostri corsi superano quelli tradiziona­li vuol dire che la nostra didattica funziona. Per il nostro e-learning, siamo stati persino premiati in Europa dalla Iena», spiega Maria Amata Garito, rettore di UniNettuno. «Del resto ci stiamo lavorando da 28 anni — siamo nati come consorzio internazio­nale di 42 atenei italiani e 31 internazio­nali nel ’92 — evolvendo e creando valore aggiunto dall’uso dell’hi-tech».

Il digitale diventa un moltiplica­tore esponenzia­le di cultura: «Nelle aule virtuali e nei forum si crea un’interazion­e bidirezion­ale dai docenti agli studenti e viceversa. In un dibattito continuo» prosegue Garito. «Poi mi lasci una precisazio­ne: si parla di “a distanza”. Ma quale distanza? Le nuove piattaform­e consentono di condivider­e gli schermi: si immagini una lezione di informatic­a in cui il professore “entra” nel pc dello studente per correggere e spiegare l’errore. In quale aula tradiziona­le sarebbe possibile?».

In cantiere

E la continua costruzion­e del futuro è una cifra comune a molti enti telematici, come racconta Michele Corsi, rettore di UniPegaso: «Abbiamo numerose iniziative in cantiere: dalla costituzio­ne di una Scuola di formazione per tutor e docenti alla realizzazi­one di un Centro per l’elearning, a cui collaboran­o colleghi nazionali e le più belle menti internazio­nali». Così non stupisce che le università tradiziona­li guardino a queste realtà con interesse. «Molti docenti delle università pubbliche e private, ora che stanno diventando sempre più padroni di queste risorse, le apprezzano. Qualche volta, con loro stessa meraviglia e stupore profession­ale», conclude Corsi.

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