CHI HA LE MAPPE HA IL POTERE C’È UNA NUOVA CARTOGRAFIA CHE SOLO LE MACCHINE (INTELLIGENTI) SANNO LEGGERE
Ci hanno permesso il mondo, di attraversarlo, sono
di conoscere
diventate digitali e oggi non sono
più per noi, ma per le macchine. La
storia delle mappe è forse una delle
più affascinanti tra quelle degli
artefatti umani. Come dimostrano
numerosi libri usciti negli ultimi anni (tra i migliori Le 10 mappe che spiegano il mondo di Tim Marshall e il più impegnativo La storia del mondo in dodici mappe
di Jerry Brotton), carte e planisferi
e strisce pedonali. Vederne la rappresentazione
grafica, creata solo
per renderla comprensibile a noi
umani, è impressionante. Un nugolo
di puntini che ricostruiscono la realtà. Sembra Matrix. Questa enorme mole di dati viene poi offerta in pasto ai computer che troviamo a bordo delle auto. La leggono, la combinano con altri
dati raccolti in tempo reale e grazie
al machine learning, il sistema di
hi-tech però il percorso è stato lungo
e pieno di ostacoli. La storia delle
mappe infatti non è lineare né
progressiva, non procede per accumulazione
di dati ma viene modificata
in base alla cultura dominante.
La prima mappa del mondo
Imago Mundi,
oggi conosciuta,
risale al V secolo prima di Cristo.
Oggi si trova al British Museum ed
è una tavoletta d’argilla piccolissima,
di soli 12x8 centimetri, con
mente ineccepibile, ma l’autore lo
Theatrum orbis terrarum
intitolò
(Teatro del mondo) proprio a indicare
la messinscena di una rappresentazione
a cui il lettore assisteva
assumendo il punto di vista di Dio.
Per Ortelius, era una storia in movimento:
«Con la mappa stesa davanti
agli occhi», scriveva, «possiamo
vedere cose compiute e luoghi
in cui furono compiute, come se
fossero presenti in questo luogo».
Tre lustri che hanno cambiato le
nostre abitudini (quando avete
aperto l’ultima volta un atlante?)
e ancora una volta il nostro punto
di vista sul mondo. Non siamo più
costretti a stare in alto ma, tramite
la funzione Street View, possiamo
scendere fino al livello della strada,
con la possibilità di percorrere
16 milioni di chilometri in tutto il
globo. «Una carta del mondo che
non includa Utopia non è degna
neppure di uno sguardo, perché
lascia fuori il solo paese al quale
l’umanità è sempre in procinto di
approdare. E quando vi approda
guarda avanti e, vedendo un paese
migliore, alza le vele», scriveva Oscar Wilde. Oggi le nostre vele sono tutte puntate verso un’Utopia in cui saranno le macchine condurci e a noi, le mappe, forse
neanche serviranno più.
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