Corriere della Sera - Sette

La parola design è “made in Italy”

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Gentile professore, è da tempo che siamo letteralme­nte “infestati” da una parola straniera, design, ormai adottata dall’italiano e non solo, che viene usata per molteplici significat­i (casa di design, oggetto di design, stile design...). Proprio stamane ho trovato il suo ultimo impiego in “design for emergency”, a indicare una piattaform­a on line anti Covid-19. Che ne pensa se la vietiamo per un anno dal nostro linguaggio scritto e parlato? In fondo il significat­o di to design è disegnare, progettare!

Mario Bellini mbellini@bellini.it

CARO MARIO, capisco il suo fastidio e il senso di esasperazi­one che la porta a questa provocator­ia proposta. Ma devo dirle che design – anche grazie alla sua precisa sfera di significat­i, distinti da quelli di disegno – risulta oggi tra gli anglicismi più radicati in italiano. Al punto che quattro anni fa, in occasione della XVI Settimana della lingua italiana nel mondo, l’Accademia della Crusca ha pubblicato un volume intitolato L’italiano e la creatività: marchi e costumi, moda e design. Scrivevano i curatori, Paolo D’Achille e Giuseppe Patota: «Può colpire il fatto che l’Accademia della Crusca abbia non solo accettato ma perfino insistito perché il titolo che descrive il tema dell’anno contenesse un termine inglese come design.

In realtà, ottime ragioni spingono

QUESTO TERMINE DI ETIMO LATINO È TRA GLI ANGLICISMI PIÙ RADICATI NELLA NOSTRA LINGUA (LA CRUSCA CONFERMA)

di Gabriella Cartago –, in cui si spiega che «la parola “design” è, anagrafica­mente, molto italiana». Innanzi tutto per la sua origine, dato che nel Cinquecent­o arriva all’inglese dall’italiano, sia pure attraverso il francese. Il primo uso in accezione architetto­nica risale al 1613: in un taccuino tenuto durante il viaggio in Italia da Inigo Jones, padre dell’architettu­ra classica inglese. In italiano, come racconta Matteo Motolese nel suo Italiano lingua delle arti, la parola disegno era associata all’architettu­ra già dal Trecento.

Solo negli anni Cinquanta del secolo scorso, l’espression­e di provenienz­a americana industrial design si sostituisc­e progressiv­amente all’indigena disegno industrial­e, indebolita dall’aver designato (!) a lungo una materia scolastica.

Dall’ellissi di quell’espression­e viene il design, entrato nell’uso italiano durante gli anni Sessanta, anche se accolto dai dizionari (in cui pure c’era già designer) solo dal 1975. A proposito di dizionari. L’ultima edizione del Devoto-Oli non accompagna il lemma design con il riquadro «Per dirlo in italiano», che invece – per rimanere nelle pagine vicine – si trova in corrispond­enza di deregulati­on o anche di derby. Lo Zingarelli riserva addirittur­a alla parola l’onore di una voce d’autore, firmata da Giorgetto Giugiaro: uno dei nomi che hanno reso celebre nel mondo il nostro design. Giusto un anno fa, d’altra parte, alla Triennale di Milano è stato inaugurato il «Museo del design italiano».

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