SIMON E GLI ALTRI MA PERCHÉ UMANIZZIAMO I GATTI?
Qualche anno fa chiesero a Tim Berners-Lee, l’uomo che ha inventato il web, che cosa lo stupisse di più, e che cosa non avesse proprio previsto, nello sviluppo e nel successo planetario di Internet. E la risposta è stata: «I gatti». Sebbene non esistano dati ufficiali, la Cnn ha stimato che nel 2015 giravano su Internet non meno di sei miliardi e mezzo di foto di gatti: e in questi cinque anni il numero è senz’altro aumentato di molto. I video su YouTube sono milioni: il primo è stato postato nel 2005 da Steve Chen, uno dei fondatori. Le star feline si sono moltiplicate e in libreria si trova anche un manuale che s’intitola senza alcuna ironia «Come fare del vostro gatto una celebrità di Internet: una guida all’indipendenza economica». Il Museum of the Moving Image di New York qualche anno fa ha organizzato una mostra significativamente intitolata «Come i gatti hanno conquistato la Rete». Per alcuni anni l’Internet Cat Video Festival ha girato gli Stati Uniti raccogliendo folle di spettatori. E si potrebbe continuare a lungo.
Simon, il «backpacking kitty» che accompagna il suo padrone JJ Yosh in viaggi avventurosi nella natura americana e che spopola in questi mesi su TikTok e ovunque su Internet, è dunque soltanto l’ultimo arrivato.
Il primo
Ma chi è stato il primo? Per scoprirlo bisogna andare a Brighton, in Inghilterra, e tornare alla seconda metà dell’Ottocento. Harry Pointer, fotografo professionista, cominciò a riprendere i suoi gatti e a venderne le foto stampate su cartoncini grandi come un biglietto da visita. Dapprima le pose erano convenzionali: un gatto che dorme, o che beve il latte, o che riposa placido in un cesto. Poi, intorno al 1870, Pointer ebbe un’idea geniale: fotografare i mici in pose o situazioni inusuali per suscitare un effetto comico. E così s’inventò un gatto su un triciclo, un altro su un pattino a rotelle, un altro ancora in un passeggino, e persino uno che scatta una fotogra