Storia di D. e della gelosia Se l’Uomo Nero siamo noi
Se c’è una cosa che ho capito dell’amore è che non fugge solo chi fugge. Ma anche chi corre dietro a chi fugge (e nel frattempo non vince nessuno). La mia amica D., per esempio, viene da una lunga relazione con (lo smartphone del) l’Uomo Nero, uno che, oltre a tradirla sempre e male, sentiva il bisogno perfino di farle immaginare
tradimenti che in realtà non aveva consumato. L’importante è che lei lo sentisse distante, che ingaggiasse lotte disumane per accorciare quella distanza, che leggesse quei messaggi, che lui per l’ennesima volta cambiasse password, che le dicesse sei pazza, per poi ricominciare. Finché un giorno non è sparito del tutto, e D., che credeva di morire, ha ricominciato a vivere, al punto che a Capodanno ha conosciuto un Uomo Che C’è. Uno che quando è scattato il lockdown e si trovavano in campagna, dove lui ha una casa, le ha detto: non ci muoviamo da qui, vero?, che da quel momento in poi ha preso a parlare al plurale e che appena il lockdown è finito ed è stato possibile ha invitato per un weekend in campagna pure noi, gli amici di D., per conoscerci. Fatto sta che l’altra sera D. lo chiama. E lui non risponde. Dopo due minuti e mezzo lo richiama. Lui ancora non risponde. Allora lei, che era già in pigiama, senza nemmeno vestirsi e infilarsi la mascherina prende il motorino, va da lui, trova il portone condominiale aperto, sale direttamente fino alla sua porta e prende a scampanellare, pazza. Lui apre: prima di tutto è felice di vederla. Che sorpresa, le dice. E sorride. È un po’ imbarazzato perché, le spiega, quando gioca il Milan lui fa così, si abbrutisce – e le indica i resti di una pizza surgelata sul tappeto davanti alla televisione. D. balbetta che l’aveva chiamato, lui si scusa, forse avevo lasciato il cellulare nella giacca, non ho proprio sentito. Vieni qui, abbracciami.
– Capite? – Ci racconta il giorno dopo. – Io ero certa di trovarlo a casa con un’altra, assolutamente certa.