La disparità esiste e va combattuta Non è uno stereotipo
Cara Lilli, sulla disparità di stipendio tra donne e uomini bisogna fare un distinguo: lavoro pubblico mediante concorso e lavoro privato. Nel pubblico, a parità di mansioni, di categoria e di anzianità, non c’è differenza perché non c’è meritocrazia e si va avanti solo per concorso. Nel privato invece spesso a guadagnare di più sono gli uomini, per merito: sono più disponibili, hanno più voglia di emergere, più voglia di assumersi responsabilità.
Nella mia lunga vita lavorativa raramente ho visto una donna fermarsi dopo l’orario di lavoro, anche in caso di straordinari retribuiti, con questo diverso approccio l’uomo ha molta più possibilità di fare carriera e di guadagnare di più.
Franco Giovanni Ferreri franco.ferreri43@gmail.com
CARO FRANCO, ho apprezzato la sua lettera perché è cristallina. A volte si fanno le cose giuste o sbagliate solo a metà. Ma nel suo caso è più semplice perché lei sbaglia su tutta la linea: dal consumato stereotipo delle donne meno appassionate alla loro carriera al problema attuale in Italia della disparità di genere nella professione. Oltre all’ormai abusato luogo comune del settore privato che è più efficiente (e meno corrotto) di quello pubblico. Recentemente l’Istat ha pubblicato uno studio su quanto i pervasivi stereotipi sui sessi impattino negativamente sulle opinioni di ciascuno di noi.
«I luoghi comuni sui ruoli di genere più diffusi – spiega il rapporto – sono che per l’uomo, più che per la donna, sia molto importante avere successo nel lavoro, (32,5%) e che gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche (31,5%)». «Il 58,8% della popolazione (tra 18 e 74 anni), senza particolari disparità tra uomini e donne, si rispecchia in questi cliché». I luoghi comuni, d’altronde, sono una rappresentazione distorta della realtà, male informata da pregiudizi culturali, morali e politici. Nel suo caso lei è un uomo e ha una certa età: ci sono cose che non potrà mai percepire come stereotipi. Mi permetta però di consigliarle alcune letture che potrebbero farle cambiare idea, anche se visto il suo tono arrogante temo che sia troppo tardi.
Uno degli studi più interessanti è stato prodotto, sempre dall’Istat, un paio di anni fa. «Nell’istruzione e nella formazione le donne registrano risultati migliori degli uomini, con una tendenza nel tempo a un incremento della loro performance relativa». E prosegue: «L’indagine sull’inserimento professionale dei laureati mostra come per le donne sia più complesso trovare una collocazione sul mercato (…). I dati rilevano che una delle determinate di questo risultato risiede nella bassa condivisione tra i componenti della famiglia della gestione dei tempi di lavoro e cura». Insomma, il messaggio è abbastanza chiaro: finché le regole del gioco resteranno a sfavore dell’altra metà del cielo, i maschi come lei avranno sempre opinioni prive di dati e di fatti. Come ha detto Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo monetario internazionale, al New York Times qualche giorno fa: «L’uguaglianza di genere non cade dal cielo. Deve essere scritto nero su bianco nelle politiche, e per ottenerlo bisogna lottare».
Combattere, questo è ciò che intendo fare assieme a milioni di altre donne e, per fortuna, ormai anche di tanti uomini.
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È FACILE E PERICOLOSO AVERE OPINIONI PRIVE DI DATI. I LUOGHI COMUNI SUI RUOLI DI GENERE SONO MOLTO RASSICURANTI...