STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI) «SÌ, NON DISCRIMINA I PENSIERI»
L’ex ministra per le Pari Opportunità con Berlusconi: «La legge sull’omotransfobia serve a prevenire comportamenti scorretti e afferma la cultura del rispetto: voterò a favore per principio. Ma sull’adesione alla giornata dedicata ho dubbi: promuove una cultura della diversità, un Paese che fa così sbaglia»
Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza Italia ed ex ministro delle Pari Opportunità, è convinta della necessità di questa legge sulla omotransfobia. Perché?
«Perché afferma un principio importante». Quale?
«Serve una cultura del rispetto. Particolarmente su questi temi». Ed è necessaria una legge per promuoverla?
«Diciamo che abbiamo fatto tanto in tema di diritti su questa materia. Adesso occorre investire un po’ nella prevenzione di comportamenti scorretti». C’è chi critica questa norma e dice che limita la libertà di pensiero.
«Secondo me proprio no. Ciascuno resta libero di pensarla come vuole». Purché non lo esprima?
«No. Purché non metta in pratica un’azione concreta discriminatoria. Tu sei libero di pensare che una persona omosessuale non sia di tuo gradimento. E magari di non volere per tua figlia una tata lesbica. Ma non puoi aggredire qualcuno dicendogli “gay di m...”. Perché si entra in una sfera intima e personale nella quale nessuno è autorizzato ad entrare. E serve una legge per vietarlo». C’è chi teme che possa essere usata contro chi promuove visioni più tradizionali, creando una discriminazione alla rovescia. Non la pensa così?
«Ma non c’entra niente. Tu, su una serie di temi, come può essere quello della famiglia, sei libero di esprimerti secondo tradizione e nessuno ti può dire niente. Puoi predicare in favore della famiglia fatta da un uomo e una donna. Sei libero di farlo. Ma non devi, in virtù di quello, agire in modo discriminatorio».
C’è chi critica il passaggio sull’identità di genere. Lei non la vede così?
«Non ne farei un caso. Sappiamo che ci sono persone che decidono di cambiare sesso. Da quanto tempo esiste Casablanca? Sono situazioni che ci sono sempre state e non possono creare un dibattito a 360°. Perché la diversità rimane sempre limitata a una percentuale». Le femministe ritengono che si finisca per penalizzare la donna. È così?
«Ne abbiamo sentite tante. Io penso che ci siano state esagerazioni in un senso e nell’altro. A me ad esempio non è piaciuto che fosse istituita anche da noi la giornata dedicata. Non lo trovavo necessario. Mentre 15 anni fa questi temi suscitavano polemiche oggi non è così. Basti pensare al gay pride. Oggi sono feste. Eventi colorati, quasi teatrali, più che all’insegna della difesa dei diritti. Non vorrei che aderendo con la legge alla giornata internazionale dedicata del 17 maggio si passi dal punire le discriminazioni al voler promuovere a tutti i costi una cultura della diversità. Un Paese che fa così sbaglia. Questi temi vanno trattati con buonsenso».
Cosa intende?
«Nessun genitore protesta se ai bambini viene insegnata la cultura gender intesa come rispetto tra i generi. Se invece diventa promozione della cultura omosessuale sì».
Quando vennero varate le Unioni Civili si evitò di affrontare questi temi, considerati di opinione. Si sbagliò?
«Ogni legislatura ha la necessità di affermare di avere fatto qualcosa. A volte questa attitudine ci porta anche a un eccesso di legislazione. E tipizzando ogni comportamento e condotta delittuosa non facciamo altro che ghettizzare. Ma, detto questo, io voterò a favore per principio».