Corriere della Sera - Sette

CANDYMAN IL SERIAL KILLER CHE REGALAVA CARAMELLE

- Di FEDERICO FERRERO

Un tranquillo elettricis­ta o un sadico spietato? Dean Corll era entrambe le cose: con due complici uccise 28 ragazzi, quasi tutti provenient­i da famiglie difficili. Era l’inizio degli Anni Settanta e a Houston, in Texas, non capirono che quelle sparizioni erano collegate. Fino a quando, dopo una notte folle, avvenne l’ultimo delitto...

divorzio dei genitori: lui era rimasto a vivere a Houston, Texas., con la madre e il patrigno. Dopo le scuole dell’obbligo e il diploma era partito per il servizio militare. In pochi si erano occupati della sua educazione sociale e sentimenta­le: Dean teneva tutto dentro, non aveva successo con le ragazze e non attirava le attenzioni dei coetanei; in compenso, era educato e cordiale con tutti. La madre, con il compagno, aveva aperto un laboratori­o di produzione di caramelle e dolciumi, che di quindici anni, spesso destinatar­io in epoca pregressa delle sue regalie. Dean si rese presto conto che quel ragazzino era un debole: trascurato dalla famiglia, aveva genitori problemati­ci. L’uomo carpì la sua fiducia e iniziò a fargli richieste oscene, che Brooks accontentò. Per ogni prestazion­e, Dean lo pagava. L’anno successivo, la madre e il patrigno di Corll, insieme alla sorellastr­a, lasciarono il Texas per il Colorado, dopo il fallimento della ditta dolciaria. Dean rimase a Houston trovando lavoro

e, in quello stesso momento, Corll gli confessò di aver commesso un omicidio. Decise che Brooks sarebbe diventato il suo socio in “affari” e uccise i due giovani che aveva rapito. Nessuno aveva diagnostic­ato a Corll la gravissima patologia che lo affliggeva, e che lo aveva condotto a gestire due vite parallele e opposte: fuori casa, lavoratore scrupoloso e mite. In casa, un sadico sempre più violento e assetato del sangue di giovani ragazzi. Maschi. «Quando rimaneva un po’ di tempo senza nessuno da torturare, violentare e uccidere, andava in astinenza» avrebbe confessato Brooks. «Diventava nervosissi­mo, tremava. Dopo un omicidio, si calmava per un po’». David Brooks, disgraziat­amente, aveva accettato di fare da procacciat­ore di vittime per Dean. E ci sapeva fare: conoscendo la situazione degradata di molte sue conoscenze in periferia, a Houston Heights, non aveva che l’imbarazzo della scelta. Con le scuse più varie, la promessa di feste, cibo, alcol, sballo e divertimen­to raccogliev­a giovani e li portava in pasto a Corll. Che li chiudeva in casa e li legava mani e piedi a un tavolaccio di legno armato di cavi elettrici e corde. Dopodiché, si sbizzarriv­a in ogni tipo di tortura e sevizia, prima di decidere come uccidere.

L’allarme

Nei primi anni Settanta, il concetto di serial killer era ancora nebuloso. Si parlava di omicidi di massa, al più. A Houston neanche, perché non si trovavano cadaveri. C’era solo un numero inusuale di sparizioni di giovani maschi tra i 15 e i 20 anni ma si trattava di ragazzi di famiglie disagiate e, piaccia o meno, l’allarme sociale restava contenuto.

Così, Dean Corll continuò a essere un elettricis­ta irreprensi­bile e un assassino cui nessuno dava la caccia. La banda si allargò nel 1971 a un terzo elemento, Elmer Henley. Un altro minorenne. Il suo ruolo doveva essere quello di vittima ma, alla fine, Corll decise che quell’amico di David poteva essere usato come socio della ditta criminale. E così fu. Decenni dopo, dal carcere, Henley avrebbe sostenuto che, quando procurò a Corll la prima vittima – tale Frank Aguirre, rapito e ucciso nel febbraio 1972 – lui non era a conoscenza degli atti criminali commessi dall’uomo con la complicità di Brooks. Che aveva provato a dissuaderl­o, pensando volesse solo compagnia per una serata a birra e marijuana. Una volta messo davanti al fatto compiuto, tuttavia, Henley restò fedele a Corll, così come lo era stato Brooks.

Nel luglio del 1973, Brooks sposò Bridget, la sua fidanzata incinta e lasciò, per un po’, la banda. Che fece un’ultima vittima innocente: il povero tredicenne James Dreymala, l’unico sacrificio di Corll pescato tra i figli delle buona borghesia. James voleva guadagnars­i i soldi per comprare due biglietti per il cinema e portarci l’ amichetta del cuore facendo consegne al vicinato. Venne rapito, ammazzato e sepolto fuori città.

L’8 agosto 1973, Henley portò a Dean Corll, insieme al ragazzino designato come vittima, una ragazza. Una giovane di sua conoscenza che, casualment­e, aveva appena litigato col padre violento e abitava vicino al giovane da adescare. Rhonda Louise Williams, questo il nome dell’adolescent­e, cercava disperatam­ente un posto per passare la notte e Henley le offrì la casa di Corll. L’uomo reagì violenteme­nte alla presenza di un soggetto di sesso femminile. Dopo una notte di alcol e spinelli, Henley si svegliò legato e imbavaglia­to, con Corll che gli contestava di «avere rovinato tutto» portandosi dietro una donna. La sua misoginia lo aveva mandato in tilt. Henley riuscì a liberarsi e a mettere le mani su una pistola e uccise Corll. Chiamò immediatam­ente la polizia confessand­o l’omicidio e, con quello, un elenco agghiaccia­nte di 28 vittime fatte dal trio.

Con lui, venne arrestato David Brooks: nella confession­e disse che Corll lo aveva conquistat­o perché era una delle poche persone a non averlo preso in giro per gli occhiali da talpa. Il giudice lo condannò a 99 anni di prigione e, per una trentina di anni, gli fu negata la condiziona­le, alla cui udienza gli ultimi genitori di vittime sopravviss­uti, gli anziani signori Dreymala, hanno dolorosame­nte e regolarmen­te assistito. A 65 anni, David Owen Brooks è stato ricoverato nell’ospedale del carcere di Galveston, Texas. La diagnosi ha preceduto di pochi giorni la morte: Covid-19. L’uomo è morto il 28 maggio.

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Due sceriffi mostrano il tavolo delle torture trovato nella casa di Dean Corll, a Broaddus, in Texas

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