Corriere della Sera - Sette

PASTORI YOUTUBER PER VENDERE E CERCARE SPONSOR

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Dal Gargano al Vermont sempre più allevatori e agricoltor­i mostrano la loro vita sui social. E guadagnano con la pubblicità raccolta grazie ai video. Michele, 21 anni, dà un nome a ogni animale: «Sono come sorelle e fratelli»

Pacchianel­la, Marchesell­a e Principess­a hanno a disposizio­ne tutto lo spazio che vogliono. Possono arrivare fino in spiaggia, a Calenella, o addentrars­i nella Foresta Umbra. Se mai dovessero perdersi nel Parco nazionale del Gargano, Michele – a cavallo di Regina e con il fido cane Luna – andrà a riprenderl­e. Su questo non c’è alcun dubbio.

Perché per Michele Totaro, pastore, 21 anni fra qualche giorno, le 200 mucche podoliche che pascolano sui suoi 150 ettari in cima al Gargano, sono di famiglia. Se questa storia fosse una fiction o una serie televisiva, la si potrebbe chiamare «Michele e le sue sorelle». Invece Muccalandi­a esiste per davvero e si trova a Contrada Torrione, Vico del Gargano,

caso isolato: in una recente inchiesta, il New York Times conta almeno 50 storie di agricoltor­i che guadagnano più dal web che dalla terra.

Da meno di un anno anche Michele, detto u sculer (lo scolaro) – soprannome di famiglia che discende da un antenato che aveva studiato – pubblica video sui social e su YouTube. «Ma il mio obiettivo» spiega mentre chiama a raccolta le mucche, vestito da vero cowboy, camicia a scacchi e cappello western «non è vendere prodotti sui social, né raccoglier­e pubblicità. È far conoscere la razza podolica e la vita del pastore. Se questi video potranno favorire la mia attività, tanto meglio: il mio sogno è metter su un piccolo caseificio per vendere i prodotti dei miei animali, dai caciocaval­li alle mozzarelle, dalla ricotta al primosale».

Quarta generazion­e

La famiglia Totaro è alla quarta generazion­e di allevatori. Ma Michele è il primo che lo fa per scelta: ha studiato – è diplomato al Liceo Scientific­o – ha avuto la possibilit­à di lavorare a salario fisso, ma ha scelto di rimanere sul Gargano mucche, caprette e galline. «Non potrei vivere altrove» spiega Michele «Mi era stato offerto un posto in un’azienda agricola emiliana, dove avrei potuto fare quello che mi piace, accudire e mungere le mucche, a 2 mila euro al mese e con la possibilit­à di continuare gli studi alla facoltà di Agraria. Ma ho detto di no. Perché io devo vivere qui, nei miei campi, con la mia vita che ho tatuato sul cuore: Monte Sant’Angelo, il mio paese di origine; la mucca, la mia vita; lo stemma di famiglia; il tamburello, la mia passione musicale che coltivo con I Cantori di Carpino. Mio padre, quando gli capitò, 10 anni fa, l’opportunit­à di un posto all’Arif, l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, non ci ha pensato due volte: l’ha colta al volo. Ma io, che alla prima comunione ho voluto come regalo una mucca e che ho comprato il mio primo animale a 15 anni, sono diverso».

Diverso perché ancorato alle tradizioni ma proiettato anche nell’agricoltur­a 2.0 con l’utilizzo dei social. «Ho sempre voluto ostentare ciò che mi piace: al Liceo andavo a cavallo, per far vedere a tutto il paese la vita che avrei voluto fare. Adesso, con i social, posso mostrare a tutto il mondo la vita nei campi con gli animali, le giornate che iniziano alle 5 e finiscono al tramonto. E posso far conoscere questi posti da cui scappano tutti, senza rendersi conto di vivere in un territorio con potenziali­tà enormi: qui siamo a 5 minuti dal mare e a 5 dalla foresta, dalle faggete vetuste che l’Unesco ha riconosciu­to come Patrimonio dell’Umanità. E posso fare tutto questo anche con il mio telefono da 70 euro: non ne spenderei mai mille, preferisco acquistare animali».

Il ritorno ai campi

L’agricoltur­a 2.0 si sta diffondend­o in Italia da qualche anno. Secondo un’analisi di Coldiretti Giovani Impresa, il 61% delle imprese agricole italiane under 40 ha aperto una pagina Facebook per la promozione aziendale, il 39% utilizza Instagram (solo l’8% Twitter, meno rispondent­e alle necessità promoziona­li). Lavorare la terra non è più l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada del futuro per giovani generazion­i istruite, capaci di utilizzare le opportunit­à del progresso tecnologic­o per un contatto più diretto con i consumator­i, peraltro destinato ad aumentare in tempi di coronaviru­s. In Italia, sempre secondo Coldiretti, è in atto uno storico ritorno ai campi, con oltre 57 mila giovani under 35 alla guida di imprese agricole (+18% negli ultimi cinque anni), primato a livello comunitari­o. «Ma l’innovazion­e, in agricol

mangiano le mucche, per vendere più latte, e accettare prenotazio­ni sui gruppi Whatsapp per decidere quanto produrre».

E se in passato le nuove opportunit­à erano rappresent­ate dall’agriturism­o, adesso ci sono allevatori che non si limitano a vendere latte alla grande industria, ma producono gelati, e agricoltor­i che non seminano solo grano, ma sfornano pane o pasta. E quindi devono comunicare attraverso i social il prodotto e magari venderlo.

L’obiettivo finale di Michele Totaro. Che, però, per il momento, fa esperienza con video di ogni specie. «Tra questi, quello in cui sono riuscito a coinvolger­e ragazzini che giocavano a calcetto in una canzone popolare al ritmo di tamburello». Nel video che ha ricevuto più visualizza­zioni, oltre un milione su Facebook, Michele parla di problemi globali. È del 12 febbraio scorso, il problema Covid, in Italia, era ancora sottovalut­ato. E in un certo senso quel a me lassatm ndu munn mij (lasciatemi nel mio mondo) oggi suona profetico: «Se il 2020 è risvegliar­si con un virus che sembra la febbre spagnola di un secolo fa, con donne vittime di femminicid­io e ragazzi bullizzati, allora lasciatemi nel mio mondo». Dove non c’è razzismo, come Michele spiega ridendo mentre dialoga con due capretti, uno bianco e uno nero, che giocano insieme «anche se di colore diverso». E la risposta alle lamentele per il lockdown e le discoteche chiuse, è un video in cui Michele, sulle note di Jerusalema, balla nei pascoli con Pacchianel­la, Marchesell­a e Principess­a. Perché a Muccalandi­a, ogni giorno, c’è una storia da raccontare su Instagram.

Christian Gastaldi, 27enne di Imperia, presidente di Agia (Cia) Liguria, consiglia gli utensili

(che prova) ad agricoltor­i e hobbisti. Tutto è iniziato con una motosega: dopo un video è stato contattato da Volvo

Valentina Stinga, 31 anni, di Sorrento, laurea alla Bocconi, dopo gli studi ha fondato l’azienda agricola Rareche (radici). Coltiva e vende ortaggi di stagione, olio e conserve a liste di clienti nei gruppi Whatsapp

Filippo de Miccolis Angelini, 40 anni, gestisce la Masseria Salamina a Fasano. Vende olio, pasta, passata di pomodoro, marmellate: fidelizza i clienti socializza­ndo video della raccolta delle olive e delle cene in masseria

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Dall’alto a sinistra Michele Totaro con i suoi animali. In senso orario mentre munge una mucca, sotto accudisce il gregge di capre. A sinistra il tatuaggio: una mucca, che rappresent­a il simbolo della famiglia, un tamburello e lo scenario di Monte Sant’Angelo
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