AL GRAND PRIX DEL VERMENTINO OCCHI PUNTATI SUL MATAN INVECCHIATO
Quando lo scrittore e regista Mario Soldati, nell’autunno del 1975, arrivò a casa di un generale che gli aveva imbandito una tavola con molti vini, si rifiutò di «riferire l’esame organolettico di tutti». E incoronò un bianco «di corpo, profumato e sostanzioso» con uve Vermentino. Spiegando ai suoi lettori che «il vino buono e vero è come una persona che non si giudica se non con l’amore, riflette in qualche modo tutto ciò che gli ha dato vita, e il luogo, e il giorno, e l’ora dell’incontro».
Quarantacinque anni dopo la stessa frase si potrebbe scrivere per un’altra tavola imbandita nel luglio scorso al resort l’Andana, a Castiglione della Pescaia, dove lo chef tristellato Enrico Bartolini stupisce con i suoi piatti, alla Trattoria ricavata nell’antico granaio di Leopoldo II di Lorena. C’erano 64 bottiglie di Vermentino da giudicare, tutti maremmani. Francesco Mazzei, il presidente del Consorzio Maremma Toscana, ha organizzato una sfida, un Vermentino Grand Prix. Da quando è alla guida del gruppo di vignaioli di questa zona della Toscana con un cuore ancora selvaggio, Mazzei si batte per far emergere il Vermentino, la prima varietà bianca in provincia di Grosseto, con più di 800 ettari e 1,6 milioni di bottiglie.
Il Grand Prix è stata la prima mossa per dimostrare come la qualità media di questo vino sia salita in modo rapido e deciso. Bando agli esami tecnici, come suggerito da Soldati. Dalla sfida dei 64 vini, è stato selezionato un vertice con 10 etichette che più hanno convinto la giuria di esperti. Eccole: Nudo bio 2019 di Del Nudo; Codice V 2018 di Belguardo; Scalandrino 2019 di Fattoria Mantelmassi; Matan 2015 di La Biagiola; Monterò bio 2017 di Monterò; Leardo 2018 di Mustaio; Rocca di Frassinello 2019 della cantina omonima; Balbino 2019 e Balbinus 2018 di Terenzi; Cobalto 2018 di Val delle Rose. Ci ha sorpreso la freschezza e la forza balsamica dell’annata più lontana, il Matan di 5 vendemmie fa: Carla Scigliano e Leonardo Santarelli, con il lavoro recente nella cantina che si eleva su una terra vulcanica, hanno dimostrato che, come ripete Mazzei, il Vermentino maremmano «è adatto a un lungo invecchiamento».