Corriere della Sera - Sette

Donne che ridono di Melissa

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come «Armine non è bella e bisogna dirlo, e dirlo non è body shaming, perché sarebbe come dire che una donna obesa è magra». E ancora: «Basta col politicame­nte corretto. Cosa ci toccherà adesso? Veder sfilare una donna obesa di cui si dovrà dire che è bellissima?». C’è stata anche chi, sedicente femminista, ha scritto che «Armine sembra un uomo e forse lo è: la sua scelta è l’emblema della dittatura gay e trans che ruba spazi alle donne». Commenti ridicoli che, oltre che da ignoranza e stupidità (peraltro, che una donna grassa abbia sfilato è già successo, e la ricerca di una bellezza “atipica” è assai frequente nella moda), sembrano mossi da paura. La paura che crolli ciò che in Italia sembra ancora determinar­e tutto (comprese le carriere delle donne): la libido maschile. Come ha scritto Jonathan Bazzi, «pare immutabile che la libido maschile sia misura di tutte le cose, il presuppost­o ineliminab­ile quando si parla di donne, immagine e scena pubblica». Quando smetteremo di vederci come ci vedono gli uomini?

Lei si chiama Melissa Blake, è una giornalist­a americana ed è affetta dalla sindrome di Freeman-Sheldon, una malattia genetica rara. Nei giorni scorsi è stata oggetto di una beffa feroce su TikTok, la “New Teacher Challenge”. A perpetrarl­a, non i soliti adolescent­i, ma i loro genitori. Che mostravano ai figli più piccoli foto di persone disabili fingendo fossero le loro nuove maestre, poi ne filmavano la reazione, spesso spaventata.

Tutto per una risata virale. Blake, già in passato oggetto di discrimina­zione, come quando all’indomani di un editoriale contro Trump era stata definita un pesce blob, si è appellata al senso di responsabi­lità di tutti noi. «Così insegnate che i disabili siano persone di cui avere paura, che non siano umani», ha scritto. «Non siamo al mondo per essere oggetto del vostro scherno».

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Perché alcune donne odiano le donne? Tra i tweet e post più cattivi sulla vicenda Armine (la modella armena scelta da Gucci alcuni mesi fa, su cui si sono scatenati i social), quelli, femminili, che sottolinea­vano

«Per chi lavora con le parole, un classico è un libro che non finisce di farsi saccheggia­re. Se mi chiedesser­o cos’avrei voluto saper scrivere, rispondere­i così: una parentesi di Nabokov, un dialogo di Reza, un incipit di Amis, un’intuizione napoletana; ma, soprattutt­o, non saprei scegliere tra centinaia di pagine arbasinian­e di cui sospirare: maledizion­e, perché non l’ho scritta io?»

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Martin Amis (1995)
Tom Wolfe (1987)
Yasmina Reza (2013)
Vladimir Nabokov (1955)
George Orwell (1945)
Luciano De Crescenzo (1977)
Cameron Crowe (1999)
Susanna Agnelli (1975)
Goffredo Parise (1984)
Editoriali­sta di quotidiani e settimanal­i, Guia Soncini (1972) è una opinionist­a di successo sul web. Ha lavorato in tv e radio e pubblicato saggi e romanzi, come
(Rizzoli 2008), (Rizzoli 2013),
(Il Mulino 2015) e nel 2012 l’ebook
A. Arbasino (1963) Martin Amis (1995) Tom Wolfe (1987) Yasmina Reza (2013) Vladimir Nabokov (1955) George Orwell (1945) Luciano De Crescenzo (1977) Cameron Crowe (1999) Susanna Agnelli (1975) Goffredo Parise (1984) Editoriali­sta di quotidiani e settimanal­i, Guia Soncini (1972) è una opinionist­a di successo sul web. Ha lavorato in tv e radio e pubblicato saggi e romanzi, come (Rizzoli 2008), (Rizzoli 2013), (Il Mulino 2015) e nel 2012 l’ebook
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