Corriere della Sera - Sette

Chi teneva in ostaggio i dischi rilasciati?

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Egregio Antonelli, mi rivolgo con fiducia a lei pregandola di spendere due parole per tentare di porre fine alla imperversa­nte usanza di tradurre l’espression­e inglese «last but not least» con l’insensata versione italiana «ultimo/a ma non ultimo/a». Vogliamo, una volta per tutte, spiegare ai lettori che con quelle 4 paroline, utilizzate nel corretto contesto, si intende dire «infine, ma non per questo meno importante»?

Roberto Montini robi.montini@gmail.com

CERTO, ROBERTO: la traduzione corretta è quella che lei propone. Ma la fortuna di certe espression­i deriva proprio dal ricalcare quelle di un’altra lingua: oggi soprattutt­o l’inglese, fino alla metà del secolo scorso il francese. È quello che i linguisti chiamano, appunto, “calco linguistic­o”. Il calco può riguardare – come in questo caso – un’espression­e, secondo un meccanismo mimetizzat­o in tanta fraseologi­a quotidiana. Diciamo, ad esempio, tornare alla carica sul modello del francese revenir à la charge o terra di nessuno imitando l’inglese no man’s land; diciamo aria condiziona­ta per un fraintendi­mento dell’inglese air-conditione­d, che in realtà indica un ambiente «condiziona­to con l’aria». Ancora nel primo Novecento, d’altronde, i puristi criticavan­o macchina da scrivere

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