Volevo la passione, lui ripiegava i boxer
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Caro Massimo, e così, alla rispettabile età di 55 anni sono caduta nella trappola più banale possibile, la storiella di ritorno con il primo amore. L’occasione è stata una riunione della storica compagnia del mare dopo 30 anni di latitanza.
Lui, il mio primo fidanzatino. Una storia estiva ripetuta per qualche stagione che regolarmente si inabissava con mio grande smacco in inverno. Poi sono passati gli anni, ci siamo persi, ognuno ha fatto il suo percorso per poi ritrovarsi tutti a una cena, un paio di anni fa. Da allora la comunicazione tra me e lui si è mantenuta costante e sempre più allusiva. C’è voluto più di un anno di messaggi, telefonate e promesse perché succedesse qualcosa. Io ero più che pronta. Questo rapporto parallelo mi lusingava e non mi creava problemi, essendo solo virtuale, in quanto abitiamo in città diverse. Mi sentivo strafiga e di questo, per assurdo, ne aveva beneficiato soprattutto il mio matrimonio, che aveva ritrovato una spinta nuova che la quotidianità aveva un po’ spento. Sia chiaro che io non sono una moglie trascurata, anzi piaccio sempre molto a mio marito, ma l’idea di essere desiderata ancora al di fuori del rifugio matrimoniale era irresistibile. Ho fatto shopping selvaggio pensando all’altro, ho immaginato situazioni, parole e momenti sublimi. Purtroppo, siamo passati ai fatti e lì non è andata bene. Volevo la passione e ho visto l’avvocato rampante che piegava compito i suoi boxerini elogiandone la comodità, (ma si può?), volevo l’urgenza strappamutande e ho avuto convocazioni con orario stabilito e mai oltrepassato (10-12 mi raccomando la puntualità), volevo le parole e ho dovuto raccontare io la mia vita, dato che la sua era oggettivamente un po’ più misera.
È arrivato il lockdown, che ci ha visto inaspettatamente in contatto, ma alla fine della quarantena lui si è inabissato come faceva trent’ anni fa. Sorprendente come nelle questioni sentimentali ci evolviamo poco, infatti io ci sono rimasta male come mi succedeva allora, e adesso sono qui a domandarmi perché mi manca così tanto. Non lui, ma la situazione: l’aspettare sul telefonino il suo messaggio, uscire di casa di corsa per l’arrivo di una telefonata, l’attesa di un’allusione, una parola compromettente di troppo e quindi più gradita.
Io non volevo scappare con lui, non volevo stravolgere la mia vita che va benissimo com’è, volevo solo la pausa di ricreazione in mezzo al tempo del quotidiano e in ogni caso penso che un commiato, anche in mancanza di un rapporto regolamentato, sia dovuto. Soprattutto quando si è ormai grandicelli. Sono le basi dell’educazione. Forse allora questa mail la scrivo per vendetta. Da avvocato rampante (ma dove vorrà andare poi, a 57 anni?) leggerà il e supplementi e allora vorrei dirgli: «Ehi, Giò, se alle persone non possiamo dare altro, dobbiamo pretendere di diventare un buon ricordo per i giorni di tempesta a venire. Tu non sarai nemmeno questo per me. Io sono sicura di esserlo per te. Sappi che questa volta ho vinto io».
Monica
«DOPO 30 ANNI, INCONTRO IL MIO EX FIDANZATINO, QUELLO CHE A FINE ESTATE SPARIVA. HO FATTO SHOPPING SELVAGGIO PENSANDO A LUI»
COME SCRIVI BENE, Monica. Meglio di come vivi, forse. Le ossessioni mi incuriosiscono sempre. Che cos’avrà mai di tanto speciale questo avvocato Giò, per rappresentare il filo rosso della tua vita affettiva, dall’adolescenza fino alla sua replica attualmente in corso? Quando eravate ragazzi, ti dava il due di picche a cadenza annuale, più regolare di un metronomo. Fidanzatini in spiaggia, e poi ciascuno nella sua città e chi si è visto si è visto, mentre tu restavi a struggerti nel ricordo. E adesso che ragazzi lo siete ancora, ma in un modo leggermente diverso, lui continua a comportarsi all’opposto di un amante appassionato, rivelandosi un metodico piegatore di boxerini e scomparendo appena ti distrai un attimo.
Per prevenire il mio stupore, sostieni che non è lui a mancarti, ma le emozioni che ti procurava la situazione. Potrei risponderti: ma se è la situazione e non la persona a mancarti, perché incistarti così sulla persona? Forse non la conti giusta, nemmeno a te stessa. Certo, hai nostalgia dei brividi di trasgressione che un matrimonio di lunga data, per quanto ben riuscito, non ti consente più di ricreare. Ma forse quei brividi, prima ancora che dalla trasgressione in sé, scaturiscono dallo stato di insoddisfazione perenne che quel rapporto irrisolto ti procura, costringendoti a recitare una parte, quella dell’inseguitrice di passioni, che evidentemente non ti dispiace. Sì, hai capito benissimo: io penso che se l’avvocato Giò inghiottisse in un colpo solo tutti i suoi boxerini e le agende-planning in cui pianifica anche gli orari dei suoi amplessi, diventando l’amante che per tutta la vita hai desiderato che fosse, un attimo dopo smetteresti di desiderarlo. Perché il problema non è lui, che ne rappresenta solo lo specchio. Il problema è il tuo modo di concepire l’amore come ricerca dell’impossibile.
Tu parli di vincitori e vinti, ma in amore non vince nessuno, tranne chi ama. Sei davvero sicura di avere amato quest’uomo? O è sempre stato solo un foglio bianco che hai colorato di volta in volta con le tue emozioni, una delle quali, se non la principale, era proprio il senso di sfida che ti dava quel suo non corrispondere mai al quadretto che tu avevi dipinto? Contrariamente alle tue previsioni, e forse anche ai tuoi auspici, non vedo giorni di tempesta nel tuo futuro, ma l’approssimarsi di una quiete che potrebbe farti riscoprire una parte di te che finora hai sempre preferito negare.
IL PROBLEMA NON È LUI, CHE RAPPRESENTA SOLO UNO SPECCHIO. MA IL TUO MODO DI CONCEPIRE L’AMORE COME RICERCA DELL’IMPOSSIBILE