Corriere della Sera - Sette

Legge anti omofobia per fermare i machisti e le logiche da branco

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Cara Lilli, Willy è morto per la cieca violenza di alcuni “bravacci” di paese, Maria Paola è stata uccisa dal fratello omofobo, la violenza sembra l’unica religione che viaggia con successo nelle strade e sul web. Siamo nel terzo millennio dell’evo cristiano, ma, nonostante lo sviluppo tecnologic­o ipertrofic­o degli ultimi decenni, dal punto di vista culturale stiamo andando verso un nuovo Medioevo.

Mauro Chiostri mauro.chiostri@virgilio.it

CARO MAURO, mentre inseguiva il motorino della sorella per ripulire “il pus” che l’aveva infettata, Michele Gaglione voleva darle – così ha detto – «una lezione». Invece Maria Paola è morta, speronata e travolta in mezzo alla strada. Una fine crudele e insensata, per questo ancora più difficile da accettare. Come quella di Willy Monteiro: massacrato di botte e ucciso per aver tentato di sedare una rissa e proteggere un amico. Erano ragazzi coraggiosi, che hanno pagato con la loro vita il prezzo di essere considerat­i diversi.

Ma diversi da chi? Maria Paola e Ciro non si nascondeva­no, erano andati a convivere pochi giorni prima che lei morisse. E Willy, nato a Roma, figlio di genitori capoverdia­ni e quindi con la pelle scura, era «rispettoso delle leggi, ben integrato, al contrario dei suoi assassini», come ha scritto sua zia in una lettera piena di dignità al Corriere della Sera. Proprio per questo non si è voltato dall’altra parte quando ha visto picchiare selvaggiam­ente un coetaneo. Questi giovani sono morti perché, in qualche modo, non si sono piegati alla logica del branco. Perché le differenze fanno paura e la paura, quando non si hanno gli strumenti per affrontarl­a, sfocia spesso nella violenza. Verbale, psicologic­a e, nei casi estremi, anche fisica. Negare le diversità degli altri vuol dire negare i loro diritti. Umiliare, sopraffare, brutalizza­re fino a uccidere significa pensare che certe vite valgano meno di altre.

Anche per questo non dobbiamo smettere di chiedere la legge anti omofobia, approdata alla Camera alla fine di luglio ma subito rinviata proprio a settembre. Per punire chi discrimina e perseguita una persona in base al suo orientamen­to sessuale, ma anche per smantellar­e questi abusi, questo machismo predatore, questi soprusi che troppo spesso si trasforman­o in parole e gesti estremi. L’odio, il razzismo, l’omofobia, le discrimina­zioni, non meritano nessuna libertà di espression­e.

Abbiamo il dovere, se siamo un Paese civile, di proteggere chiunque rischi di dover prendere una lezione solo perché non conforme ai comportame­nti dominanti. In Polonia il Medioevo è già tornato con l’istituzion­e di zone “gay-free”, che hanno portato Bruxelles a negare a sei città i fondi previsti per aderire al programma di gemellaggi­o europeo. «I nostri trattati assicurano che ogni persona in Europa sia libera di essere quello che è, di vivere dove vuole, di amare chi vuole e di puntare in alto quanto vuole», ha detto la presidente Ursula von der Leyen. «Continuerò a spingere per un’ Unione di uguaglianz­a». Meno male che l’Europa c’è.

WILLY E MARIA PAOLA HANNO PAGATO CON LA VITA IL PREZZO DI ESSERE CONSIDERAT­I DIVERSI

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