Corriere della Sera - Sette

«TRUMP E FOX NEWS UN’ALLEANZA PER DECIDERE IL VOTO»

- Di ANDREA MARINELLI

e che a 18 anni lo ha spinto ad aprire un blog anonimo sulla television­e via cavo. «Pensavo che nessuno mi avrebbe preso seriamente se avesse saputo che a scriverlo era uno studente universita­rio del Maryland», racconta nel libro. Invece il blog decollò, anche grazie all’intuizione della stessa Fox che per prima scoprì il suo talento e lo invitò a visitare il quartier generale di New York. Tre anni dopo, nel 2007, Stelter chiuse il blog e fu assunto dal New York Times, dove ha lavorato al fianco di David Carr, uno dei più influenti e preparati giornalist­i americani moderni, scomparso nel 2015, insieme al quale è stato protagonis­ta del celebre documentar­io Page One nel 2011. A 28 anni, nel 2013, è passato infine a Cnn, acerrima rivale di Fox News, dove conduce il programma domenicale Reliable Sources e spedisce un’informatis­sima newsletter quotidiana sul mondo dei media.

Qual è il rapporto fra Trump e Fox News?

«La relazione con Trump si è evoluta nel tempo. Non c’è stato un moin cui hanno deciso di unirsi, è stato più sfumato. Fox News è nata 24 anni fa, ma è sempre più popolare e influente: le sue opinioni di estrema destra, mischiate con un po’ di notizie, si sono guadagnate un pubblico molto fedele. Penso che Fox si sia spostata sempre più a destra perché il partito repubblica­no si è spostato sempre più a destra, quindi in qualche modo Inganno è la storia di un partito che cambia e di Fox News che prova a restare al passo. Possiamo dire che Fox ha cambiato il panorama dei media americani in maniera profonda». Per Fox News Trump è solo un’opportunit­à economica?

«Ci sono molte persone a Fox che credono in lui e nei suoi obiettivi politici. La rete però è soprattutt­o una macchina da soldi. Nelle interviste che ho fatto, molte persone hanno sottolinea­to che difendere Trump e attaccare i democratic­i è un business molto redditizio. Altri canali via cavo fanno soldi negli Stati Uniti, ma Fox ne fa più di tutti». Cosa succederà a Fox se Trump dovesse perdere il 3 novembre?

«Fox è più contro i democratic­i di quanto sia a favore di Trump o dei repubblica­ni: questo è essenziale per capire il funzioname­nto della rete. È più facile essere contro Joe Biden che a favore di Donald Trump. È per questo che, dopo l’era Trump, Fox continuerà ad andare alla grande. Anzi, potrebbero addiscente

rittura preferire che perda».

Che ruolo avrà la rete nei giorni successivi alle elezioni, se

Trump dovesse denunciare brogli e non ammettere la sconfitta, come minaccia di fare?

«Fox e gli altri network annunciano il vincitore delle elezioni settimane prima che il collegio elettorale si incontri per ratificare formalment­e il risultato. Queste reti hanno un ruolo fondamenta­le nell’informare il Paese e nel far sì che i cittadini si fidino dei risultati. I giornalist­i di Fox News proveranno a rispettarl­o, ma se i cantori della propaganda come Sean Hannity metteranno in giro bugie sulle elezioni rubate, allora sarà molto pericoloso».

A proposito: può spiegare ai lettori italiani chi è Sean Hannity?

«Nell’era Trump è la persona più potente di Fox. È un conduttore televisivo e un consiglier­e del presidente: parlano spesso al telefono, si scambiano idee, discutono della propria vita personale e condividon­o problemi e preoccupaz­ioni. È un rapporto fraterno, che però ha ripercussi­oni sul mondo intero».

Qual è invece il rapporto tra Trump e i Murdoch?

«È un rapporto che offre benefici reciproci. Io non penso che aiuti Trump, perché non contribuis­ce a far crescere la sua base elettorale. Sicurament­e però a Rupert piace avere accesso al presidente degli Stati Uniti. Alla guida dell’azienda ora c’è il figlio Lachlan, che non è molto interessat­o alla politica, mentre l’altro figlio James è più liberal e ha appena deciso di lasciare l’impero di famiglia. Potrebbe però tentare di prendere il controllo in futuro, nel caso Rupert morisse. A quel punto ci sarebbe uno scontro molto interessan­te. Ci sono molte somiglianz­e fra il mondo di Fox e quello di Trump. Sono entrambe

«UN PERSONAGGI­O CHIAVE È SEAN HANNITY, CONDUTTORE E CONSIGLIER­E DEL PRESIDENTE: PARLANO SPESSO AL TELEFONO, SI SCAMBIANO IDEE, SI RIVELANO COSE PERSONALI. UN RAPPORTO FRATERNO CHE HA RIPERCUSSI­ONI SUL MONDO»

aziende a conduzione familiare, in cui la politica di destra e gli affari si mescolano, e dove i patriarchi — Donald e Rupert — finiscono a volte per scontrarsi con i propri figli».

Se dovesse perdere, Trump fonderà davvero una sua rete televisiva?

«Sono scettico, perché penso che Fox abbia più potere di Trump ed è estremamen­te complicato lanciare un canale televisivo negli Stati Uniti nel 2020. Ma se c’è qualcuno in grado di farlo, sicurament­e è Donald Trump. La grande domanda è questa: Trump si è definito un vincente per tutta la vita e su questo ha costruito il suo brand. Se perdesse le elezioni e venisse marchiato come perdente, il suo brand sarebbe ancora accattivan­te per le persone?». Perché ogni tanto attacca anche Fox?

«Lavora gli arbitri, è una vecchia strategia di Trump. Cerca sempliceme­nte una copertura migliore. Lui non vuole notizie da Fox News, vuole propaganda: così, quando vede del vero giornalism­o, li attacca. Lo fa continuame­nte: attacca le notizie e promuove la sua opinione. È un pattern innegabile».

Trump è davvero così abile a manipolare i media?

«Penso che riceva fin troppo credito per questo. Spesso invece è piuttosto amatoriale. La sua strategia è di inondare il ciclo delle notizie di caos e spazzatura, così da essere presente nei notiziari. Io non credo che sia una buona strategia, ma lui è convinto che lo aiuti».

Cosa possiamo aspettarci dai dibattiti delle prossime settimane?

«In questo momento Trump è indietro, quindi i dibattiti rappresent­eranno una delle poche possibilit­à di recuperare terreno e conquistar­e un pubblico più ampio di quello di Fox. Lui è così ossessiona­to da Fox e dal giudizio del suo pubblico che non prova nemmeno a raggiunger­e altri americani».

La sua gestione della pandemia avrà un impatto alle urne?

«Trump ha minimizzat­o la pandemia per oltre sei mesi, e possiamo presumere che continuerà a farlo fino alle elezioni. È un ottimo esempio di quella che definisco “era dell’inganno” ed è anche il motivo per cui ho riscritto il libro, iniziando e finendo proprio con il coronaviru­s. Credo sia un esempio rappresent­ativo della sua leadership e del suo rapporto con la rete: si è lasciato disinforma­re guardando Fox, poi ha diffuso questa disinforma­zione in tutto il Paese».

Cosa le ha insegnato David Carr?

«A guadagnarm­i la fiducia delle fonti. Era incredibil­e come riusciva a lavorare le persone al telefono, convincend­ole a parlare. E poi già dieci anni fa aveva capito la storia di Fox: prima di chiunque altro aveva intuito l’impatto che avrebbe avuto la propaganda televisiva».

 ??  ?? Brian Stelter, 35 anni, esperto di media, e sotto la copertina di Inganno.
Donald Trump,
Fox News e la pericolosa distorsion­e della realtà, in libreria dal 28 settembre per NR edizioni, traduzione di Marilisa Palumbo e Paola Peduzzi
Brian Stelter, 35 anni, esperto di media, e sotto la copertina di Inganno. Donald Trump, Fox News e la pericolosa distorsion­e della realtà, in libreria dal 28 settembre per NR edizioni, traduzione di Marilisa Palumbo e Paola Peduzzi
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 ??  ?? Sean Hannity, 58 anni, è un conduttore e commentato­re politico conservato­re statuniten­se. Conduce il talk radio The Sean Hannity Show
(con milioni di ascoltator­i) e, su Fox News, il talk show Hannity.
È uno degli anchorman più pagati del mondo
Sean Hannity, 58 anni, è un conduttore e commentato­re politico conservato­re statuniten­se. Conduce il talk radio The Sean Hannity Show (con milioni di ascoltator­i) e, su Fox News, il talk show Hannity. È uno degli anchorman più pagati del mondo

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