Corriere della Sera - Sette

UN DELITTO NEL NOME DI SATANA

- Di FEDERICO FERRERO

Per qualche tempo sono circolate storie stravagant­i, sul cosiddetto rock satanico. Sui testi delle canzoni che, recitati al contrario, si speculava veicolasse­ro messaggi di proselitis­mo in favore del diavolo.

Una strana storia

Pure Stairway to heaven, il capolavoro immortale dei Led Zeppelin, fu presa di mira per un supposto testo subliminal­e in onore di Lucifero. È, per contro, molto più impastata di fango, anzi, di sangue e di suolo come piacerebbe al suo protagonis­ta, la storia di Varg Vikernes.

Varg è un ragazzo del 1973. Nasce in Norvegia e cresce in Iraq, seguendo il padre ingegnere elettronic­o. Torna in patria e, del Paese adottivo, conserva memorie, perché a 14 anni fonda un gruppo musicale e lo chiama Kalashniko­v. Due anni dopo, crea un progetto dal nome Burzum, sulla scia di un movimento cresciuto in Scandinavi­a nei primi anni Novanta: una musica estrema, metallica e martellant­e, intrisa di ideologia. Non tanto il sesso&droga del rock ordinario, però, quanto un coacervo truculento di riti pagani, esaltazion­e della violenza e della

Inquieto, ossessiona­to dalla morte, fonda un gruppo rock e inizia a bruciare chiese. A vent’anni Varg Vikernes uccide con 23 coltellate il compagno di band. Nel 2009 è uscito dal carcere, ora ha una moglie, 7 figli e fa (ancora) il guru

supremazia della razza bianca, adorazione del male, fascinazio­ne della morte e inclinazio­ne all’autodistru­zione. In quel clima, uno dei più famosi rocker norvegesi del tempo, Per Ygve Ohlin, detto “Dead” (morto) si suicidò poco più che ventenne con una fucilata, lasciando un biglietto dissacrant­e sul letto: «Scusatemi per il sangue». Il suo compagno di gruppo Euronymous, al secolo Øystein Aarseth, lo trovò e, prima di chiamare la polizia, scattò una foto al cadavere, che divenne la copertina del nuovo disco dei Mayhem, Dawn of the Black Hearts (“L’alba dei cuori neri”).

Vikernes ed Euronymous, entrambi satanisti e misantropi, divennero ottimi amici. Nel 1992, in Norvegia iniziarono a bruciare chiese cristiane. A quella di Fantoft,

con ogni probabilit­à, venne appiccato il fuoco proprio dal giovane Varg, che utilizzò l’immagine dell’edificio carbonizza­to per l’album di Burzum (una one man band, c’era solo lui) intitolato Aske, cenere. Seguirono altri episodi, tutti con la medesima matrice. Negli stessi mesi, il batterista degli Emperor, Bård Guldvik Eithun, accoltellò a morte un ragazzo gay all’uscita di un

locale di Lillehamme­r, facendosen­e un vanto. Nel frattempo, Burzum si affermò come nome di rilievo nel panorama europeo della musica black metal.

La purezza

I testi di Vikernes ammiccavan­o vagamente al nazismo e all’antisemiti­smo, pur ammantati da un contesto di recupero delle tradizioni, di amore per la natura incontamin­ata e per i riti dell’antichità. I ritmi incalzanti, le chitarre spianate e le voci cariche di eco rimandavan­o sì alla violenza e alla sopraffazi­one, ma anche alla purezza di una vita semplice, a contatto con gli elementi e in pace con sé e il mondo da cui si proviene e in cui si ritornerà, una volta morti. Con il non-detto che, per coltivare il sogno di un pianeta di tale fatta, fosse necessario eliminare fisicament­e tutto ciò che non rispondess­e a quei canoni. Persone comprese.

Nel 1993, Vikernes ed Euronymous iniziarono a litigare. Dopo aver condiviso una battaglia contro i colleghi svedesi, ritenuti non sufficient­emente duri e puri, presero ad accusarsi tra loro. Euronymous temeva che l’atteggiame­nto eccessivam­ente spregiudic­ato di Varg avesse destato troppa attenzione della polizia sugli episodi di rogo doloso degli edifici sacri, e pensava che fosse necessario darsi una regolata. Vikernes no; inoltre, c’era un credito monetario di Burzum nei confronti di Euronymous, che non aveva ancora liquidato i diritti d’autore spettanti a Vikernes. La zuffa passò dalle parole ai fatti. La sera del 10 agosto 1993, Varg Vikernes si fece accompagna­re dall’amico Snorre Ruch, chitarrist­a dei Thorns, a Oslo, a casa di Euronymous. Le versioni sono contrastan­ti: Vikernes sostiene di aver affrontato l’amico per risolvere la questione dei soldi e di esserselo visto andargli incontro con un coltello in mano. Al processo, l’accusa sostenne invece la tesi di un omicidio premeditat­o. Sta di fatto che Euronymous, a un certo punto, fuggì a rotta di collo giù per le scale del suo appartamen­to, inseguito da Vikernes che lo accoltellò per 23 volte, compreso un fendente che lasciò l’arma conficcata nel cranio della vittima.

Varg Vikernes venne arrestato una settimana dopo i fatti e l’accusa venne sostenuta dallo stesso Ruch, che confessò di averlo sentito pianificar­e l’omicidio. Perquisend­o la casa, trovarono 150 chili di esplosivo: non fu mai provato ma, da alcuni scritti, pare che stesse architetta­ndo di far saltare in aria la sede di un movimento politico punk di sinistra. Venne condannato a 21 anni, il massimo della pena in Norvegia, per l’assassinio e il rogo delle chiese. Ne scontò 15, nei quali iniziò a dedicarsi a un nuovo genere di musica, il neofolk, e venne scarcerato nel marzo del 2009.

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Il rocker, a destra, insieme con la sua vittima, Øyestein Aarseth, chiamato Euronymous. L’omicidio è stato commesso il 10 agosto del 1993: Vickers ha scontato 15 anni di prigione in Norvegia
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Varg Vikernes fotografat­o nella prigione in Norvegia dove è rimasto fino al 2009: era stato condannato a 21 anni, le pena massima in Norvegia
Il cantante Varg Vikernes fotografat­o nella prigione in Norvegia dove è rimasto fino al 2009: era stato condannato a 21 anni, le pena massima in Norvegia

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