Il Covid non muta, i tifosi sì
nulla con gli ultrà (non plus ultrà). Per i greci, typhos era il vapore, il fumo, la febbre con torpore (e per estensione anche la fantasia). Il tifoso medio è un entusiasta appassionato; l’ultrà, invece, è spesso un pericoloso estremista. Nick Hornby ha dedicato al tifo un celebre libro Febbre a 90°(Fever Pitch): «Non è facile diventare un tifoso di calcio, ci vogliono anni. Ma se ti applichi ore e ore entri a far parte di una nuova famiglia. Solo che in questa famiglia tutti si preoccupano delle stesse persone e sperano le stesse cose. Cosa c’è di infantile in questo?».
Il tifoso medio, qualunque siano i colori di appartenenza, si distingue perché vorrebbe sempre costruire la squadra, che considera sua, con i soldi degli altri: bisogna comprare questo o quell’altro, ignorando o fingendo di ignorare che esistono bilanci, che ci sono conti da far quadrare e stipendi a fine mese da pagare. Per lui il calcio è come Monopoli. Nessuno più di lui saprebbe condurre le trattative. Il tifoso medio ha trovato nei social network lo sfogatoio dove riversare tutta la tensione che prima scaricava allo stadio. Generalmente protetto da un nickname, ha due bersagli fissi: il presidente, che non investe a sufficienza e l’allenatore, che fa giocare male la squadra. Fosse per lui…
Il tifoso medio se tifa per una delle squadre più titolate (Juve, Inter, Milan, Roma, Lazio, Atalanta…) generalmente si scaglia contro gli avversari; se invece tifa per le altre squadre ha una singolare e masochistica tendenza a parlare male dei propri giocatori, nonostante abbia stabilito che le più titolate rappresentano la “mafia del calcio”. Il tifoso medio è scaramantico. Allo stadio si potevano fare alcuni rituali, in casa è più difficile. Tuttavia, se la sua squadra perde, la colpa principale è del telecronista che ha gufato durante tutta la partita.
C’è una famosa frase attribuita a Jorge Luis Borges che il tifoso medio spesso ripete: «Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio». Il bambino di cui parla è ovviamente lui e il prendere a calci qualcosa significa libertà di dire le più gustose balordaggini.
Il Covid, il lockdown, la mancanza dello stadio, la squadra del cuore vista solo in tv stanno cambiando gli animi del tifoso medio. Dicesi tifoso medio quello che, pur essendo “malato” per una squadra di calcio, non spartisce