Corriere della Sera - Sette

Il cuore di un bimbo Down porta lontano

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Racconta di un suo collega, anch’egli pediatra specializz­ato in cardiologi­a, che si chiama Bruno Marino e che oggi fa il primario al Policlinic­o Umberto I di Roma.

Dunque, dovete sapere che fino a quarant’anni fa i bambini Down, che nascono spesso con una malformazi­one al cuore, erano considerat­i inoperabil­i. Nonostante queste anomalie fossero incompatib­ili con la sopravvive­nza, li si lasciava andare. Oggi si fa invece subito, alla nascita, un’ecocardiog­rafia, l’unico esame che possa accertare tali patologie, e se è necessario li si riferisce regolarmen­te al chirurgo per la correzione cardiologi­ca; che o è precoce o non è, nel senso che non si deve intervenir­e troppo tardi. Così è prassi ovunque in Occidente.

Ma negli Anni 80 non era così. In esergo al libro, l’autore ha messo una frase che ha ascoltato in un reparto di terapia intensiva il 10 maggio del 1982, pronunciat­a da un suo collega: «Lascialo morire poverino! Non vedi che è mongoloide?».

Le cose cambiarono perché quel Bruno Marino di cui sopra, con un gruppo di colleghi, si convinse che doveva andare controcorr­ente. Scrisse articoli scientific­i, partecipò a convegni, presentò i risultati dei suoi studi. Dimostrò che operando presto le cardiopati­e dei bambini Down si poteva garantire a molti di loro, prima pochi poi sempre di più, una vita bella, piena, dignitosa, un’ampia autonomia personale, una gioia infinita per i genitori. Tutto ciò – scrive l’autore – ha cambiato la percezione sociale delle persone Down, ha sviluppato le capacità inclusive della società, e ha spinto molti genitori a interrogar­si sulla scelta dell’interruzio­ne di gravidanza, quando i test pre-natali segnalano la trisomia 21, la sindrome dei bimbi Down.

Non tutti la pensano in questo modo. Ci sono culture e Paesi, specialmen­te nel Nord Europa, che preferisco­no invece ridurre l’incidenza di questa condizione. La Danimarca, per esempio, punta a diventare un Paese Down-free: nel 2015 la quasi totalità delle donne (98%) cui è stata diagnostic­ata la sindrome durante la gravidanza, ha scelto l’aborto.

Un famoso etologo, Richard Dawkins, ha definito addirittur­a «altamente immorale» dare alla luce un bambino Down, se si può evitarlo.

In Italia siamo andati su un’altra strada. Questa sindrome può avere manifestaz­ioni molto diverse, gli individui che ne sono affetti possono avere gradi molto diversi di disabilità. Molti possono andare a scuola, lavorare, riempire la vita propria e degli altri di allegria e felicità, se il loro cuore funziona. Un gruppo di medici “sognatori” ci è riuscito. È una lezione di umanesimo che non dobbiamo dimenticar­e, soprattutt­o ora che stiamo per rifare il nostro sistema sanitario.

Ora che dei medici abbiamo imparato di più, che li stimiamo e li rispettiam­o più di quando li facevamo responsabi­li di ogni morte in ospedale e li trascinava­mo in tribunale per ogni episodio di presunta malasanità, voglio raccontare una storia appresa leggendo un libretto scritto da Paolo Cornaglia Ferraris, un pediatra ma anche un popolare autore di libri sui fatti e i misfatti della sanità italiana.

 ??  ?? La copertina di Down, dove ci porta il cuore, di Paolo Cornaglia Ferraris (168 pagine, Il Pensiero Scientific­o, 12 euro)
La copertina di Down, dove ci porta il cuore, di Paolo Cornaglia Ferraris (168 pagine, Il Pensiero Scientific­o, 12 euro)
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