L’amante riluttante cerca alibi. Lascialo andare
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Ciao a tutt*, sono una ragazza di 31 anni che convive da tempo con questa, autodiagnosticata, ossessione nei confronti di una persona. Iniziò tutto quattro anni fa, quando lui mi chiese di uscire nonostante fosse fidanzato. Io continuai a dire di no perché non mi piace frequentare persone già occupate. Circa un anno fa però, avendo saputo che non era più fidanzato, ho accettato il suo invito. Dopo due settimane di batticuore e tenerezze (come nei peggiori telefilm di love story adolescenziali) una mattina, all’improvviso, decide di troncare tutto. Motivazioni: «Mi sei sempre piaciuta e mi piaci così tanto che non ce la posso fare, voglio stare con te ma non ora perché mi faccio schifo come persona e so che finirebbe male se prima non risolvo i miei problemi. Voglio interrompere ora la frequentazione perché con te vorrei starci insieme seriamente un domani». La mia grande amica Insicurezza mi spinge a pensare che non gli devo essere piaciuta così tanto, dato che mi ha scaricato come un mozzicone fuori dal finestrino, in autostrada a 130 km/h. Mi ha pregato di credergli, perché mi vuole bene e ha avuto con me un atteggiamento che non ha mai avuto con altre, ovvero, parlarmi anziché sparire nel nulla. Da lì ha iniziato a non farsi mai più sentire e, se ci vediamo per caso, a volte quasi fa fatica a rapportarsi con me, come se fosse imbarazzato, e mi guarda con gli occhi sognanti. Nel frattempo, però, prosegue con blande frequentazioni di persone a me conosciute e addirittura ha tentato di contattare alcune mie amiche. Ma se è vero che ci tiene così tanto, non avrebbe dovuto trattarmi in un altro modo? Io sono incazzata nera per questa scarsa considerazione e mancanza di rispetto. Ho capito, non ci ameremo, ma volersi bene è comunque possibile! Non mi sarebbe dispiaciuto creare comunque un bel rapporto di amicizia, anziché buttare tutto via. Invece, sono diventata nient’altro che una sconosciuta.
Vale
VALE DI RABBIA, tu non hai nessuna voglia di diventare sua amica. Te lo racconti per dare un senso a questa storia, ma un’amicizia presuppone l’assenza di attrazione fisica, mentre tu lo desideri ancora parecchio, o almeno è quanto ti fa credere la tua mente (consigliera subdola) che si è autodiagnosticata un’ossessione. Ti va di rileggere la vicenda eliminando i suoni e concentrandoti solo sui gesti? Un ragazzo impegnato conosce una ragazza, la trova piacevole e prova a mollare il colpo, ma viene respinto con perdite. Appena torna libero, ci riprova, stavolta con successo, però dopo un paio di settimane si rende conto di non essersi innamorato e inizia un’operazione di ripiegamento strategico, utilizzando il materiale dialettico a cui si ricorre in questi casi: non son degno di te, non ti merito più… L’amante riluttante è in cerca di un alibi che gli permetta di non sentirsi in colpa. L’ideale consiste nel descrivere sé stesso come una persona incapace di amare, ma non per sempre (il riluttante non vuole chiudersi tutte le porte). Recitata la parte e operato il distacco senza eccessivo spargimento di emozioni, il riluttante scompare nel nulla e ricomincia a provarci
«DOPO DUE SETTIMANE, LUI HA DECISO DI TRONCARE TUTTO DICENDO: MI FACCIO SCHIFO, PRIMA DEVO RISOLVERE I MIEI PROBLEMI»
con tutte quelle che gli piacciono, in attesa di trovare l’unica che lo concerà per le feste. La troverà, ma non sarai tu, fattene una ragione e metti una bottiglia nel frigo. Tra qualche tempo la stapperai per brindare allo scampato pericolo.
P.S. Comprendo il disagio di molte donne per il nostro linguaggio sessista, retaggio di millenni di cultura patriarcale, che tende a declinare al maschile tutti i plurali. Comprendo meno, ma accetto, la decisione di sostituire la i finale con un segno neutro, l’asterisco. Però mi chiedo, in quest’epoca dominata dai podcast, dove la parola detta sta soppiantando quella letta: come si pronuncia un asterisco? Ie, ei, iae? Oppure è meglio troncare risolutamente l’ultima lettera e dire: Car amic, ciao a tutt? lei, che diceva che non voleva farmi soffrire, che tiene troppo a me. Ora io l’ho sempre sostenuta, amata, incoraggiata, aiutata e spronata; mi sono fatto carico di donarle un po’ di leggerezza e serenità. Ma ora quale futuro può avere questo rapporto? Come devo comportarmi?
CR MIO,
CR705