Perrin e i suoi fiori conquistano tutti Melega come Proust
SCRIVE AGOSTINO MASI: «Seguo le sue rubriche da anni. Non dubito che Joker sia più divertente ma anche a me mancano le sue recensioni. Che ne dice di alternare le due rubriche? Così potrebbe accontentare tutti i suoi “followers”».
VA BENE, OGGI PARLIAMO DI LIBRI (che palle, però, la letteratura è sopravvalutata nella storia del pianeta). Daniela Gianaroli scrive: «Ho appena finito Cambiare l’acqua ai fiori e non posso non ringraziare chi mi ha trasmesso la curiosità di leggerlo, con un doppio 10! Forse il romanzo più originale degli ultimi anni. Il problema è che ora mi sento orfana, come dopo Trollope, Larsson e poco altro. Magari il De Giovanni del commissario Ricciardi...».
Gentile Daniela, si ricordi la regola delle elementari: mai sommare le mele alle pere, i carciofi alle rose. Se si sente orfana, recuperi Tempo lungo (Autobiografia del boom) di Gianluigi Melega (l’avevo promesso: ridare a Melega quello che è di Melega). Tempo lungo è un romanzone autobiografico in cui Melega (nato nel 1935 e morto nel 2014, grande giornalista di Giorno, Repubblica ed Europeo, leader radicale, accanito scacchista e pokerista) racconta la sua generazione. Tempo lungo è l’unica, vera Recherche all’italiana, un libro commovente, straripante. Lo trovate ancora nell’edizione Marsilio (e, sulle bancarelle, nelle edizioni sparse Baldini & Castoldi e Feltrinelli).
VI LEGGO DUE RIGHE DI MELEGA per dare un’idea del suo sound: «Così Marisa si trovò imprigionata dalla grande macchina dei giorni e del caso. Era toccato a lei interrompere gli studi e, come una recluta della morte, fece un pacco dei suoi libri e li mise via. Pareva facesse testamento: piegò e mise da parte il suo grembiule, si tagliò le trecce lasciando i capelli corti, a me prestò a tempo indeterminato il vocabolario». Come eri bravo Gigi, avevi poco più di vent’anni e già scrivevi così.
MA STAVAMO PARLANDO di Valérie Perrin. Pio Ciampa mi ha fatto il suo diario di lettura: «“Tutte le stelle parlano di te”, scrive la Perrin. E poi: “Bevo lacrime, sono una guardiana di cimitero”. Lo sto centellinando Cambiare l’acqua ai fiori, mi viene da piangere, penso ad altro e poi riprendo, forse è davvero il romanzo più bello del mondo. Me lo aveva già segnalato un’amica, Tiziana Ruggiero, ma non le avevo creduto. Puntualmente me lo ha rinfacciato: “Ma tu ascolti solo D’Orrico?”. “Sì”, ho risposto». Ascolti anche Tiziana.
SULLO STESSO TEMA, CLAUDIO RASTELLI: «Ho poi letto il libro della Perrin. Che dire: stupendo. La nostra discordanza di vedute riguardava solo il suo voto. 10+10 era per me fuori registro, per lei congruo». Aggiungo un altro 10 e pubblico il finale di una mail successiva di Pio (sempre adorabilmente tifoso): «PP.S. Che colpo con la Perrin!».
IL ROMANZO FRANCESE SI MERITA IL 10 DI VOTO. CHI NE HA GIÀ NOSTALGIA PROVI TEMPO LUNGO, NOSTRA RECHERCHE
RIAPRO TEMPO LUNGO e chiudo: «Questa era la gente e questa era la mia prima America, le pile bianche e rosse delle strisce rotanti dei negozi di barbiere e il cartello che diceva che all’angolo di Lincoln Avenue il dentista Averell Benguori aveva aperto il suo studio e dava il benvenuto ai clienti della città».