Corriere della Sera - Sette

Caso minigonne? Insegniamo a scuola l’educazione sessuale

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Cara Lilli, a proposito della protesta delle ragazze di un liceo romano contro la violenza di genere, dopo il consiglio di una docente a «vestirsi di più per non provocare i professori di sesso maschile»: se non ci fosse stata la Rete la vicenda non si sarebbe trasformat­a in un acceso caso mediatico. Le ragazze si vestano come desiderano, nel rispetto del buon senso e della giusta moderazion­e degli eccessi.

Nicola Campoli Nicolacamp­oli1967@gmail.com

Cara Lilli, sono mamma di una ragazza di 15 anni, studentess­a di liceo. Mi pare assurdo sia che delle adolescent­i vadano a scuola – dove si va per imparare – in abiti succinti, sia che ai professori «cada l’occhio». Gli educatori per primi dovrebbero dare l’esempio. Marina Strazzi mstr@tiscali.it quell’età, non vuole essere «alla moda»? Ma io frequentav­o un istituto di suore e le minigonne erano fuori discussion­e. Il problema fu risolto dal fatto che dovevamo indossare tutte un grembiule, un’uniforme. Una regola che nasce per appianare, se non abolire, le differenze sociali, almeno seduti al banco. Quando l’istruzione è diventata un diritto e un dovere per tutti, la scuola doveva essere il motore del migliorame­nto individual­e e della crescita sociale e culturale.

È così che deve essere. Nel nostro mondo pieno di disuguagli­anze, aver ricevuto un’educazione è fondamenta­le, soprattutt­o per le ragazze. Ma la convivenza in una comunità richiede il rispetto delle regole e una certa dose di disciplina. È qui che entra in gioco la questione delle minigonne: mostrare il proprio corpo dovrebbe essere una scelta ragionata, ponderata, consapevol­e. Il desiderio di sedurre è naturale e diventa più imperativo man mano che i bambini crescono per diventare adolescent­i. E il gioco della seduzione si trasforma rapidament­e in un gioco sessuale. A scuola ovviamente il sex appeal non dovrebbe essere la prima preoccupaz­ione degli studenti e io sono a favore di abiti piuttosto sobri alle lezioni. Tuttavia è nei luoghi della formazione che si dovrebbe trasmetter­e una più forte consapevol­ezza del nostro corpo. Ed è per questo che per i nostri ragazzi l’educazione sessuale, e non solo quella riprodutti­va, dovrebbe essere obbligator­ia nel corso di studi. Il sesso non è solo un aspetto fondamenta­le di natura e cultura: è ormai onnipresen­te. L’Italia è uno dei 7 Paesi europei in cui l’educazione sessuale non fa parte dei programmi scolastici. Ma possiamo accettare che i nuovi “insegnanti” siano gli innumerevo­li siti porno ai quali ricorrono sempre più spesso – piaccia o no – i nostri adolescent­i (specialmen­te i maschi, ma non solo)? Purtroppo, le reazioni esagerate attorno alla “minigonna” sono un’altra dimostrazi­one di quanto il nostro sistema educativo rischi di diventare irrilevant­e, anche su una materia così delicata.

NON POSSIAMO ACCETTARE CHE AD INFORMARE I RAGAZZI SU UN TEMA COSÌ FONDAMENTA­LE SIANO I SITI PORNO

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