Corriere della Sera - Sette

«MI SONO ALLONTANAT­O DALLA

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certo punto ho sentito il bisogno forte di venir via da una religione che si basa soprattutt­o sul dolore — il suo simbolo principale è pur sempre un ragazzo inchiodato mani e piedi su una croce con una corona di spine sulla testa — e sul senso di colpa di cui io sono abbondante­mente popolato, fin troppo, e perciò avevo bisogno di poter credere con più leggerezza. Quello del “mangiate il mio corpo, bevete il mio sangue” è stato sempre un rito che mi ha messo i brividi. Tuttavia continuo ad avere un forte bisogno di spirituali­tà, non sempre da indirizzar­e verso un’entità precisa, a volte anche da rivolgere all’universo e alle sue norme».

Qual è stato il suo giorno dei giorni?

«Non ce n’è uno in particolar­e, però ci sono due film che raccontano due eventi opposti, lo si legge nell’atmosfera delle sequenze. Mentre stavo girando Radiofrecc­ia è nato Lenny, il mio primo figlio. Parto prematuro, che ci ha colti di sorpresa costringen­doci a sospendere le riprese per alcuni giorni. E credo addirittur­a che quell’episodio sia finito in qualche modo nel clima del racconto. Resta il fatto che in Radiofrecc­ia si respira una certa vitalità, anche se il protagonis­ta muore. Durante le riprese dell’altro film, invece, mi è arrivata la notizia della malattia di mio padre e che poi è morto prima che finissi la post produzione. E Da zero a dieci non posso più guardarlo. L’ultima volta è stato il giorno della presentazi­one a Cannes e lì ho capito che non lo avrei più rivisto».

C’è un modo di fare politica che Nel tempo non avrebbe mai voluto veder cambiare?

«Non sono così attaccato ad un’idea pagati, ma sempliceme­nte perché comunque volevano contribuir­e ad una causa. C’era proprio una fiducia illimitata in quella cosa che sicurament­e non andava di pari passo con l’idea del comunismo sovietico».

Quando si ha qualche anno in più sulla carta d’identità e Certe notti si finisce per restare soli, qual è la paura più grande?

«Di sprecare il mio tempo. E tante volte mi rimprovero perché invece dovrei sciuparne un po’ di più. È chiaro però che le paure più profonde hanno sempre a che fare con i tuoi cari. Ed io ho un forte senso della famiglia, vengo da una speciale, felice sia pure con pochi mezzi. Il modello di mio padre e mia madre è quello di una coppia serena, che è stata insieme tutta la vita. Sono cresciuto avendo come riferiment­o quel tipo di rapporto,

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