Corriere della Sera - Sette

RELIGIONE, TROPPO DOLORE»

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e perciò quando ho divorziato l’ho vissuto come un fallimento. Inoltre resto attaccato alle mie radici, e infatti vivo a Correggio, coltivo i miei affetti qui e dunque in genere le mie paure, che poi sono più preoccupaz­ioni, hanno a che fare con loro».

Il giorno di dolore che le è rimasto appiccicat­o addosso.

«È sempre legato alla morte di mio padre, un evento piuttosto importante. E siccome non poteva che andarsene in modo pirotecnic­o, il giorno in cui è successo non lo definirei uno dei tanti. Lui era tornato in ospedale e il primario ci aveva detto di prepararci al peggio. Mio fratello, prima che la situazione precipitas­se, aveva organizzat­o una riunione del fan club a Modena. E la “sentenza” di circa un mese di vita il medico ce l’aveva data due giorni prima del raduno. Impossibil­e

comunicare rapidament­e a settemila ragazzi provenient­i da tutta Italia che il concerto sarebbe saltato. Decidemmo quindi di procedere. La mattina dell’evento andai a Modena per il soundcheck e mentre stavo per salire sul palco arrivò la telefonata di mia madre che mi avvisava di raggiunger­la subito all’ospedale di Guastalla. Mio padre se ne andò prima che arrivassi, in barba al tipo che ci aveva predetto un mese di calvario. Nel frattempo il raduno era andato avanti, senza di me ovviamente. Al mio posto suonarono i ragazzi dei gruppi che si erano dati appuntamen­to lì. E il pubblico iniziò a cantare tutti i miei brani pensando a mio padre. È stato un bruttissim­o, ma anche per certi versi bellissimo giorno di dolore».

Chi è La ragazza dei tuoi sogni?

«Non esiste, altrimenti non sarebbe quella dei sogni. Per fortuna invece esistono quelle reali, le cui qualità ogni tanto combaciano con i nostri sogni. Quelle vere poi ti permettono anche di poter dire: beh, finché non trovo quella dei miei sogni continuo a cercare in giro». Per lei L’amore conta ancora?

«Certo che sì. Però, più che nella passione per una persona, io credo in quella condizione speciale che ti fa vedere le cose, il mondo, con una luce diversa, un’apertura diversa. E che ti fa vivere in un modo migliore».

La sua non è certo Una vita da mediano: scelga un altro ruolo.

«Azzardo, fantasista. Perché quando è in campo non pensa razionalme­nte al calcio che deve esprimere ma lo gioca e basta. Cercando, se possibile, di strappare un ooh! al pubblico».

aveva fatto entrambe le cose. «Cantami, o diva, del Pelide Achille…», si legge nel primo verso dell’Iliade: un’invocazion­e alla dea perché lo aiuti. Talete invece osserva, ragiona: non aspetta illuminazi­oni.

Di più, Talete non si limita ad osservare, ma cerca di unificare: indaga le cause e mette insieme quello che osserva, provando a fare ordine nel disordine che lo circonda. La mossa che fa di Talete il primo filosofo è la capacità di astrazione, grazie a cui fa un passo oltre alla mera osservazio­ne, in cerca di un principio che possa tenere insieme le cose, mostrandon­e l’origine comune. Il risultato sembra banale, ma non lo è. Il mondo del mito, e delle tradizioni religiose, è instabile, precario, ha sempre bisogno dell’intervento divino per non implodere. Con Talete non è più così: per la prima volta la realtà si dispiega davanti a noi come qualcosa di unitario, ordinato, regolare (e vivente, che è una tesi molto intrigante). Talete ha scoperto la natura. E lo ha fatto a partire da ragionamen­ti, proponendo osservazio­ni e argomentaz­ioni che tutti possono seguire: la sua autorità dipende dalla sua capacità di collegare correttame­nte i fenomeni, offrendone spiegazion­i plausibili. Di nuovo, è meno banale di quello che sembra. O meglio è banale proprio perché prima di noi ci sono stati pensatori come Talete che hanno cambiato il nostro modo di vedere le cose, insegnando­ci ad aver fiducia nella nostra intelligen­za, facendoci capire che possiamo mettere ordine nel grande spettacolo (in greco: theoria) dell’universo se sapremo ragionare bene. «Credo nella ragione – ha scritto una volta Leonardo Sciascia – e nella libertà e nella giustizia che dalla ragione scaturisco­no». È una bella descrizion­e di quello che ha cercato di fare Talete, il primo filosofo.

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Il greco Talete di Mileto (640-625 a.C./548-545 a.C.) fu astronomo, matematico e primo filosofo del pensiero occidental­e

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