«IO SALIVO SUL TORRINO ED ERO UN CAVALIERE E POI LA MATEMATICA...»
La matematica e scrittrice Chiara Valerio racconta l’infanzia brada a Scauri, l’ossessione per la crema Oil of Olaz, per gli elenchi del telefono, per le ricorrenze, per i gatti. E quell’esame alla Normale di Pisa che ha dato una svolta alla sua vita
maschi e chi le femmine. Immagini dove le proporzioni sono spesso sballate: fiori e animali enormi, girasoli più grandi dei bambini, mamme ragazzine, nonni vecchissimi, e un giardino sotto casa immutabile, in perenne costruzione — mattoni, sterpi, altalena traballante. Siamo a Scauri, e questa è l’infanzia di Chiara Valerio, una delle più importanti scrittrici e intellettuali italiane. Partiamo allora dal giardino dell’infanzia per tentare di capire come e perché si riesce a inventare un genere letterario, e molto altro.
Che bambina è stata?
«Scauri negli anni Ottanta offriva grande libertà: potevi girare in bicicletta, scavalcare cancelli, saltare fossi. Salire sul torrino e pensarti un cavaliere».
Non principessa?
«La mia è stata un’infanzia brada, da bambina avventurosa, cavaliere appunto».
Cos’era il torrino?
«Un ex capanno industriale. Solo che quando arrivavano i villeggianti lo volevano, e tiravano le pietre per cacciarmi, io però resistevo».
Tutto da sola?
«Come i protagonisti dei libri che giorno.
«Io e le mie sorelle, Silvia e Giulia, siamo state prima con due bambinaie, e certo c’erano anche le nonne. Una delle bambinaie, Franca, aveva la passione per le televendite».
E?
«Sono cresciuta col desiderio di Oil of Olaz».
Realizzato?
«Quando l’ho visto sugli scaffali del Conad di Scauri, mi sono detta: come è possibile che tanta ricchezza sia arrivata anche qui?». Televendite e libri.
«Fino alla prima adolescenza nel