L’amaro stupore per Gabriele Galloni
Gabriele Galloni aveva 25 anni, ora non li ha più. Aveva anche un gran talento, quello resterà. Sì, squadernato in raccolte precoci che esaltano il rimpianto di chi lo conosceva e rendono amara la meraviglia di chi lo deve ancora scoprire o l’ha scoperto a seguito della notizia della sua morte, il 6 settembre, rimbalzata sui social con l’enfasi per l’età e l’ombra di un suicudio poi smentito dalla famiglia. Attivo e combattivo, aveva fondato e diretto la rivista Inverso, si era finto autrice di torbide poesie Cuore di mamma, firmandosi Olimpia Buonpastore, per igannare, con la storia dell’orfanella morbosa, critici ed editor a dimostrare, o confermare, che i personaggi, i casi umani interessano più dell’opera. A volte è così. Ma non sarà questa, non deve essere questa, data la qualità dei versi. Quali scegliere per riocordarlo? Gabriella Toro, affezionata lettrice, ci ha segnalato I ragazzi alla spiaggia di Focene, da colta Slittamenti (2017), mentre Andrea Di Consoli ha inviato Ai morti si assottiglia il naso , da In che luce cadranno (2018), con una nota: «Galloni ha intuito una dimensione domestica della morte e dei morti, un altrove consustanziale con il misero qui dei vivi, ribaltando l’immaginario apocalittico e misterico della letteratura sul passaggio estremo. Confidenza inquietante e rassicurante». Sempre da In che luce cadranno, pesco Se la madre dei morti è sempre polvere dove c’è questa morte domestica, la malinconia litoranea e il fervido solfeggio di immagini.