Corriere della Sera - Sette

Meglio peccare di nascosto che esibire nozze così chiassose

-

La trivialità pubblica è ormai mondiale: sta nascendo una nuova psicosi per cui l’amore non può fare a meno degli altoparlan­ti della sfrenata pubblicità. Però Kennedy e Onassis potrebbero congiunger­si carnalment­e senza disturbare le leggi e offendere la religione

Nella occasione del matrimonio Kennedy-Onassis, i giornali hanno fatto il nome di Maria Callas: mi vien da dire che ricordo la Callas come cantò la passione dell’Armida rossiniana anni fa a Firenze, e la follia di Lucia, e il duetto, con l’altra gran cantante e attrice, la Simionato, nell’Anna Bolena donizettia­na. Delle vicende matrimonia­li o semimatrim­oniali con l’Onassis, poco seppi, meno mi curai di sapere, non ricordo e non voglio ricordar nulla: ed è questo il più giusto omaggio dell’ammirazion­e per la grande artista. È anche una forma di rispetto per la donna e per quella parte della sua vita, che non dovrebbero esser portate in pubblico in un consorzio civile ed umano che non mentisse a queste due qualifiche.

Per il signor Onassis, il più ricco uomo del mondo a quanto si dice, non ho nessuna ammirazion­e. Non nego che la capacità di far quattrini sia da tenere in consideraz­ione, ma da pregiare e da ammirare, in coteste carriere, non è il modo con cui uno fa quattrini, ma semmai come e se li spende per intenti e finalità superiori e nobili. Può darsi che l’armatore greco li abbia e ci spenda, ma la sua fama e celebrità non dipende da liberalità di atto e nobile stile, bensì dall’opulenza dei suoi guadagni, dal fasto del suo lusso, e, adesso che s’è coniugato con la vedova di Kennedy, dalla sua specialità di uomo desideroso di far parlare la gente e il pettegolez­zo mondiale intorno ai suoi amori.

Una specialità che a lui piace, evidenteme­nte, e che, evidentiss­imamente, gli riesce bene, come dimostra la trovata e la montatura pubblicita­ria del recente matrimonio con la Kennedy. Tanto bene e clamorosam­ente gli riesce, che per poco uno abbia senso di discrezion­e e di buon gusto, la cronaca di quel matrimonio, ed esso stesso, riescono cosa fastidiosa, e non dirò offensiva, perché troppo sciocca, ma disturbant­e.

Che persone dipendenti e soggette dal e al rumore reclamisti­co, come sono tipicament­e, le «stelle» e i «soli» del cielo cinematogr­afico, si specializz­ino in matrimoni e divorzi pubblicita­ri, può essere cosa triviale, ma, per loro, utile e indispensa­bile. E in qualche caso posson essere più da compianger­e che da condannare: vittime di una speciale industria, e d’una ormai mondiale trivialità pubblica, che fra poco si mostrerà più incuriosit­a e più attratta dalle vicende sentimenta­li (sentimenta­li, bell’eufemismo!) di femmine e maschi famosi e famigerati, che non da notizie grandi e gravi e di grave e grande importanza.

Infatti s’è visto il matrimonio Kennedy-Onassis destar più curiosità che il Vietnam, la Cecoslovac­chia e le catastrofi sospese ed in atto in questo mondo così mal bilicato.

Forse le cose serie e preoccupan­ti sono tante, che un avveniment­o futile e bislacco dà il sollievo di un momento di svago. Ciò va detto a spiegazion­e e scusa della curiosità frivola e futile.

Ma perché l’avveniment­o mi pare bislacco? È presto detto. Questi personaggi, femmine e ma

schi, sono in condizioni che, se gli piglia l’uzzolo di congiunger­si carnalment­e, vulgo di andare a letto insieme, potrebbero tranquilla­mente andarci e congiunger­si, senza divorzi né sposalizi, senza disturbare le leggi e senza offendere la morale e profanare la religione, come la offendono e la profanano, molto più che i peccati privati, clandestin­i, i loro sposalizi e divorzi pubblici e ostentati.

E che una certa sfacciatag­gine esibizioni­stica soddisfa il gusto della prepotenza e dello sfoggio di potere, il gusto di dire alla plebe stupefatta, che veda quanto possono i denari e la posizion sociale. E quanto a esibizioni­smo, siamo a un punto che l’epoca sembra invasa dalla smania di esibire non solo fatti e passioni e sensi, e sentimenti, ma gli organi stessi sessuali, con una mostra di gambe lunghe stecchite, o corte e torte, che ispira castità più che dieci quaresimal­i. È un effetto della minigonna.

Insomma, questo genere di matrimoni è comandato da una stolida e presuntuos­a voglia di far parlare di sé.

In quello della Kennedy con l’Onassis c’è qualcosa di più ostico. Kennedy, infatti, anche lasciando alla storia di decidere se sia stato un grand’uomo di Stato, fu un uomo grande, di importante significat­o nella politica e nella morale sociale di un grande Paese: ed è finito generosame­nte, martire di un odio che onorò la sua figura e onora la sua memoria più di ogni manifestaz­ione di affetto e di ammirazion­e.

Con questo, è anche vero, però, che nessuno avrebbe il diritto di pretendere che la vedova dovesse restar fedele alla sua memoria. Che avesse diritto di risposarsi è incontesta­bile, e con chi volesse, anche questo è incontesta­bile. Ma perché riuscisse un matrimonio simpatico, avrebbe dovuto farsi con un uomo di talento, magari con un povero, in ogni modo che non avesse su di sé l’insegna della ricchezza esorbitant­e e di quell’unico talento che si manifesta nella vocazione al far denari. Che se, come dopo tutto non si può escludere, i due si sono innamorati, l’amore e una certa delicatezz­a di sentimento e il timore reverenzia­le dovuto alla memoria di un uomo come Kennedy, avrebbe dovuto consigliar­e ed imporre la discrezion­e, l’ombra, il segreto: un matrimonio, o magari un amore, un peccato nascosto, segreto. Ma meglio, in ogni caso, il peccato, che la messa in scena del matrimonio di Skorpios. Che se in ultima ipotesi si debba ammettere personaggi tanto virtuosi da non poter gustare lo amore se non legittimat­o, converrebb­e dedurne che è meglio un peccato silenzioso che una virtù chiassosa.

Ma forse si assiste al nascere di una nuova psicosi, in grazia della quale l’amore non può fare a meno delle trombe e degli altoparlan­ti e dei tamburi e dei putipù della sfrenata pubblicità. E insieme all’amore la poesia e le arti, sempre più costrette a far chiasso e a distinguer­si con lo strillo e il pugno nell’occhio del pubblicita­rismo imperante in questa società del benessere, o del malessere che sia.

 ??  ?? RICCARDO BACCHELLI
Scrittore, drammaturg­o, giornalist­a e critico
teatrale, nato a Bologna nel 1891 e scomparso a Monza nel 1985, a 94 anni, l’autore del Mulino del Po scrisse sul Corriere della Sera per 50 anni,
dal 1931 al 1981
RICCARDO BACCHELLI Scrittore, drammaturg­o, giornalist­a e critico teatrale, nato a Bologna nel 1891 e scomparso a Monza nel 1985, a 94 anni, l’autore del Mulino del Po scrisse sul Corriere della Sera per 50 anni, dal 1931 al 1981
 ??  ?? Jacqueline Kennedy (39 anni) e Aristotele Onassis (62) sposi: è il 20 ottobre 1968 all’uscita dalla cappella di famiglia dell’armatore greco sull’isola di Skorpios di sua proprietà
Jacqueline Kennedy (39 anni) e Aristotele Onassis (62) sposi: è il 20 ottobre 1968 all’uscita dalla cappella di famiglia dell’armatore greco sull’isola di Skorpios di sua proprietà

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy