Basta ecologia egoista Salviamo la vita, non noi
Immaginiamo che ci sia stata un’immensa catastrofe e che sia sopravvissuto un solo uomo. Ci sarebbe qualcosa d’ingiusto se costui, prima di morire, decidesse di distruggere tutto – tutte le piante, tutti gli animali, la natura che lo circonda? No, se prestiamo fede alle teorie etiche
che sono state sviluppate nel corso dei secoli. Perché l’etica è nata per regolare le relazioni tra gli esseri umani, per stabilire cosa è giusto e cosa non è giusto fare nelle nostre società. Se è così, il comportamento di questo ipotetico ultimo uomo non avrebbe nulla di sbagliato, nella misura in cui non commetterebbe nessuna ingiustizia né nei confronti di sé stesso né nei confronti dei suoi simili (che non ci sono più). Davvero? Questo esperimento mentale è stato ideato da un filosofo neozelandese, Richard Sylvan, per farci riflettere su un problema decisivo: forse dobbiamo ripensare i fondamenti del nostro agire morale. Finora, tutto è sempre girato intorno a noi, ma questa prospettiva si sta rivelando troppo parziale, ristretta. È arrivato il momento di allargare lo sguardo, non necessariamente rinunciando alla nostra specificità (come pure vorrebbero alcuni, soprattutto quando riflettono sul rapporto tra noi e gli animali: ad esempio Peter Singer), ma ricordandoci che non siamo soli. Ancora ignoriamo praticamente tutto di quello che c’è nell’immenso universo che ci circonda. Ma una cosa la sappiamo, e nessuna scoperta, per quanto sensazionale, potrà modificare questo fatto. Viviamo in un pianeta ridicolmente piccolo rispetto a tante altre stelle e
appunto) o economia circolare (cioè che evita gli sprechi e favorisce il recupero dei materiali).
Da biobar a ecomamma
Una prova del progressivo ampliarsi di questo lessico verde (altro nuovo significato di una vecchia parola) è la diffusione sempre maggiore di neologismi che presentano i prefissi bio ed eco: le ultime edizioni del Devoto Oli riportano – tra le altre – bioeconomia, ecoquartiere ed ecotassa. Certo: è vero che parole come bioagricoltura, bioarchitettura o biocompatibilità risalgono alla fine del secolo scorso, e lo stesso vale per ecotecnologia, ecotreno o ecodiesel .Inun monologo trasmesso in televisione nel 1993, l’allora soltanto comico Beppe Grillo se la prendeva con il nome di eco-borsa ostentato sulla confezione di un detersivo che si definiva ecologico. Oltre a giocare sui vari significati della parola eco (immaginando una borsa che riflettesse e moltiplicasse il suono di un richiamo), Grillo ironizzava su quell’eco-borsa preludente a un’eco-spesa da portarsi sull’ecoschiena.