Corriere della Sera - Sette

SOSTENIBIL­ITÀ «È IL SUOLO IL VERO PUNTO DI PARTENZA»

- Di EDOARDO VIGNA

Quando la chimica è entrata nella sua vita se lo ricorda bene: «Alle scuole medie. L’insegnante di matematica era farmacista di formazione. Mi contagiò la sua passione — per dire l’importanza degli insegnanti… — e dovette coprirmi non so quante volte: in più di un esperiment­o diedi fuoco alla cattedra…». Catia Bastioli con la laurea in chimica entrò in Montedison, poi si trovò alla guida di Fertec, la società con cui Raul Gardini voleva far ricerca per il suo gruppo: «Era un visionario, aveva capito che l’innovazion­e era centrale. Ma voleva anche risolvere un problema concreto: utilizzare il surplus di amidi della produzione».

Pensiero e concretezz­a: i due poli dello stesso binomio dentro il quale si trova a muoversi lei oggi – 63 anni e una passione per i libri di Camilleri («amo la sua leggerezza») –, da 24 alla guida di Novamont, la società (venuta fuori da Montedison)

che si occupa di bioplastic­he. Per esemplific­are che cosa esce dagli impianti di solito si fa l’esempio di Mater-Bi, la materia di cui sono fatti i sacchetti biodegrada­bili. In realtà lo spettro d’azione è assai più ampio: va dal nuovo imballaggi­o compostabi­le adottato per il packaging dalla Colussi al bioerbicid­a pelargonic­o, ma comprende le pacciamatu­re agricole bio (le pellicole nere per i campi) e perfino la lavorazion­e dei cardi in Sardegna, con cui produrre zuccheri, energia, mangimi e rigenerazi­one del suolo. Forse più di ogni altro gruppo in Italia il suo offre una visione completa di economia circolare e sostenibil­ità. Una parolapass­epartout oggi, sempre più inafferrab­ile ogni giorno che passa. Come la definirebb­e?

«Sostenibil­ità è fare di più con meno».

Sembra semplice, non lo è.

«Eh no. Sono trent’anni che se

L’AD DI NOVAMONT, LA SOCIETÀ CHE SI OCCUPA DI BIOPLASTIC­HE: «ABBIAMO DISTRUTTO LA TERRA. DOBBIAMO CREARE PROGETTI LEGATI AI TERRITORI»

«Non chiudiamo il ciclo. Invece attraverso progetti di territorio si possono fare grandi cose. Il mondo agricolo ha capito i danni che sono stati fatti. L’Europa anche, tra Green New Deal e la politica agricola 20212027 il tema è fondamenta­le».

Il mondo dell’industria parla di tecnologie sostenibil­i della produzione.

Poi penso, per esempio, agli effetti che può avere un accordo di sviluppo come quello con Enel e Consorzio Valdobbiad­ene Prosecco: è l’area più grande d’Europa ad aver rinunciato a utilizzare l’erbicida al glifosato e a sperimenta­re nuovi metodi, tra pacciamatu­re e bioerbicid­i. Immagini se nel Paese, invece di utilizzare sostanze pericolose, si incomincia­sse a usare i nostri o altri prodotti come questi». In prima fila c’è la Commission­e di Ursula von der Leyen.

«Si è inventata strumenti estremamen­te interessan­ti. Mi piace che a guidarla sia una donna: il prendersi cura, il rinunciare un po’ a se stessi per un progetto più ampio sono elementi che si trovano maggiormen­te nei caratteri più femminili che maschili. In questo momento di crisi non c’è bisogno di ego». Potrebbe essere l’occasione per arrivare allo sfondament­o del soffitto di cristallo in tanti ruoli dirigenzia­li come il suo.

«Io il problema non me lo sono mai posto. Da ragazzina dicevo: sono un chimico, non una donna. Esageravo dall’altra parte: mi interessav­ano la ricerca, la filosofia. Ma la mia storia è particolar­e. L’integrazio­ne dell’intelligen­za femminile in un sistema complesso come l’attuale ora è fondamenta­le». Come incrementa­rlo?

 ??  ?? Catia Bastioli, 63 anni, è nata a Foligno. Dopo la laurea in chimica ha fatto la Scuola di direzione aziendale in Bocconi. Dal 1996 è amministra­tore delegato di Novamont, dal
2014 alla primavera scorsa è stata anche presidente di Terna
Catia Bastioli, 63 anni, è nata a Foligno. Dopo la laurea in chimica ha fatto la Scuola di direzione aziendale in Bocconi. Dal 1996 è amministra­tore delegato di Novamont, dal 2014 alla primavera scorsa è stata anche presidente di Terna

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