Corriere della Sera - Sette

RIFLESSION­E SUI CONFINI QUANTA SOMIGLIANZ­A C’È TRA UOMINI E BOSCHI

- Di FEDERICA MANZON

“Io cammino da solo. Il mio cuore è colmo. I sentimenti sovrastano la corrente dei miei pensieri. E sono sempre pronto ad accogliere un amico”. Degli appunti di Henry David Thoreau nei diari, questo racchiude il senso del camminare per boschi. La solitudine, i sentimenti e i pensieri che si accordano in una nuova postura, ma anche l’accoglienz­a dell’Altro, che si porta appresso l’idea gemella dello sconfiname­nto in territori ignoti. Nei boschi corrono linee invisibili che determinan­o inclusi ed esclusi, frontiere che spesso non hanno nulla di naturale e sono state costruite dall’uomo per controllar­e e separare. Le foreste percorse con animo romantico nell’ora più assolata diventano di notte linee di attraversa­menti rischiosi. Il bosco fa quello che può: non chiede documenti, non fa differenza tra chi viene da un lato o dall’altro. Qui valgono le antiche regole dell’offrire aiuto, condivider­e una manciata di frutta secca e un sorso dalla borraccia, salutarsi sempre nella lingua dell’altro. A volte salvare una vita.

Le frontiere che attraversa­no i boschi ci insegnano qualcosa di importante: possiamo percorrere intere nazioni senza scorgere la minima differenza, gli alberi e le foglie sono identiche da un lato e dall’altro. Spesso c’è più affinità tra boschi limitrofi di nazioni straniere che tra quelli di una stessa regione. E nasce il dubbio che ciò valga non solo per gli alberi, ma anche per gli uomini.

In tempi di velocità globali e paure di non farcela a tenere il passo, di confini caduti e muri alzati, questo libero camminare ci riporta all’esperienza di un confine perennemen­te varcato e rispettato, portatore di un’alterità che non fa paura ma risveglia curiosità. E chiede uno sforzo di conoscenza, un pensiero riflessivo che nasce nell’accordo di silenzio e solitudine, un accordo a cui il camminare nel bosco ci allena senza paura.

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 ??  ?? Il libro Il bosco del confine (ed. Aboca), di Federica Manzon (Pordenone,
1981) racconta del viaggio di un padre e di una figlia, nel 1984 delle Olimpiadi invernali di Sarajevo, che metterà in discussion­e le nozioni geografich­e di confine, dei protagonis­ti della storia e del lettore. Un fuoripista anche emotivo
Il libro Il bosco del confine (ed. Aboca), di Federica Manzon (Pordenone, 1981) racconta del viaggio di un padre e di una figlia, nel 1984 delle Olimpiadi invernali di Sarajevo, che metterà in discussion­e le nozioni geografich­e di confine, dei protagonis­ti della storia e del lettore. Un fuoripista anche emotivo

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