Corriere della Sera - Sette

«LE MIE COMPOSIZIO­NI VIAGGIANO LIBERE»

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Svegliarsi una mattina e… «E trovare il proprio account Instagram pieno di richieste, like, commenti. Il telefono era come impazzito». Sorride Fabrizio Paterlini, pianista e compositor­e mantovano classe 1973, ricordando quello che è successo quando il suo brano Rue Des Trois Frères è stato suonato al piano e postato sui social da Capitan America, al secolo Chris Evans. «Subito non ho capito bene la portata dell’evento. Ripensando­ci, credo che il messaggio più bello nascosto in quella esperienza sia che in un momento come questo in cui non possiamo viaggiare noi, viaggia la musica. E lo fa senza barriere».

Un percorso, quello attraverso la Rete, che Paterlini aveva già sperimenta­to dieci anni fa quando, dal 21 settembre a dicembre 2011, aveva composto, suonato e postato ogni settimana un brano: un lavoro che ha poi dato vita a 14 canzoni raccolte nell’EP Autumn Stories .« Per me il digitale ha sempre rappresent­ato un modo per stare vicino al pubblico, a chi mi ascolta. In quel piccolo esperiment­o la cosa importante è stata che quel brano che postavo era fruibile e scaricabil­e gratuitame­nte da chiunque senza che chiedessi in cambio nulla, se non l’implicita voglia di condivider­e la mia passione». E da un Ep a un altro, la prossima settimana uscirà il nuovo progetto del compositor­e mantovano, Life. «Sono sei brani di piano solo, molto intimi delicati. Li ho suonati con un pianoforte a coda in cui ho messo del feltro tra le corde e i martellett­i per dare ancora di più un senso di vicinanza a chi ascolta. L’Ep rientra in un progetto più ampio che si chiama LifeBlood, la seconda parte – quella a cui sto lavorando proprio adesso – è un podcast in cui giocherò sui contrasti. Sono nato negli Anni 70 e mi sono formato nei 90, vorrei ripercorre­re in chiave pianistica episodi grunge rock, con una modalità “sussurrata”».

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