Un indovinello per l’uomo nella giungla
Non è un gioco di enigmistica. È un test preso da un manuale di Sociologia (il Mulino, autori Bagnasco, Barbagli, Cavalli). Magari dopo qualche esitazione avrete sciolto l’enigma. Siete lettori di 7, informati e al passo coi tempi. È probabile però che solo 10 anni fa avreste fatto più fatica. E la mia esperienza mi dice che ancora oggi non sono in pochi a fallire il test. Anche se molte professioni si sono nel tempo femminilizzate, e quella dei medici è tra queste, l’accesso delle donne alle funzioni più delicate e meglio retribuite è tuttora raro. Per questo dobbiamo pensarci un po’ prima di concludere che, evidentemente, il chirurgo è la madre del ragazzo.
La ragione di questa situazione è molto semplice: noi maschi ci teniamo stretto il potere. Da molte migliaia di anni. Le donne sono accolte sì nelle professioni e nei mestieri, ma pur sempre come delle outsider, quasi che per loro si trattasse di un secondo lavoro rispetto all’impegno principale che sono i figli e la casa: un’integrazione del salario familiare, che per questo può essere anche meno pagata. Ma il potere è un’altra cosa. Il potere è cosa nostra. Siamo noi che teniamo in piedi la baracca, e dunque spetta a noi comandare.
Il conflitto per il potere è causa di tensione anche nella vita di coppia. Perché mai tanti uomini maltrattano, umiliano, aggrediscono, e spesso uccidono le compagne o le ex? Sempre e solo perché quelle donne hanno sfidato il loro potere, pretendendo di compiere scelte in autonomia. Quella di lasciarli, per esempio. Il padre di un uomo che qualche tempo fa uccise a Partinico la sua giovane amante, lo spiegò pressappoco così: «Chiedo scusa alla famiglia di Ana, sono cose che non si devono fare..., ma oggi le donne incitano con la parità, si permettono di dire delle cose, volere, pretendere. E così fanno andare l’uomo fuori di testa. È quello che è successo a mio figlio».
Noi uomini, anche i migliori di noi, non riconosciamo ancora questo semplice fatto: siamo di fronte a un conflitto di culture, non alla devianza di un gruppo. Per questo risultano parziali o sciocche tutte le altre spiegazioni del fenomeno, da quelle psicanalitiche a quelle che vorrebbero addirittura paragonare le donne alle minoranze, etniche o religiose, che sono state e sono vittime del razzismo. Per questo suonano paternalistiche le raccomandazioni a comportarsi da gentiluomini e a proteggere il “sesso debole”. Così ci si rifiuta di vedere la verità: l’emancipazione delle donne in Occidente, la più grande rivoluzione del nostro tempo, in pochi decenni ha cambiato i rapporti di potere nella società e nella famiglia. Molti uomini italiani non riescono ad accettarlo. Alcuni combattono ancora nella giungla. Spetta a noi informarli che hanno perso la guerra.
Provate a risolvere questo indovinello. «Un uomo va a pescare con il figlio. Al ritorno a casa, i due sono vittime di un incidente stradale. Il padre muore. Il ragazzo, rimasto gravemente ferito, viene soccorso e trasferito all’ospedale. Il chirurgo entra nella sala operatoria, gli si avvicina, lo guarda in volto ed esclama esterrefatto: oh Dio, ma questo è mio figlio». Come è possibile?
CARTA D’IDENTITÀ