Corriere della Sera - Sette

Perché Samuel, 4 anni, è un vero supereroe Trump, Salvini o Biden: i migranti partono

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«Non abbiamo né acqua né cibo per i bambini», queste parole si sentono ripetere ovunque, sulle strade sterrate, sui marciapied­i, nelle tendopoli allestite per dare riparo ai migranti ammassati, in attesa di sapere cosa ne sarà di loro. Il tentativo è sempre lo stesso: provare ad attraversa­re il confine tra Messico e Stati Uniti: centinaia di persone, intere famiglie con figli piccolissi­mi sfidano la sorte perché non hanno nulla da perdere e tutti dicono la stessa cosa: «Né acqua né cibo per i bambini».

Il fenomeno migratorio è un terreno incredibil­mente accidentat­o; me ne occupo da anni e ho compreso che discuterne in maniera costruttiv­a è pressoché impossibil­e. Impossibil­e perché i protagonis­ti – farei meglio a parlare di vittime – non sono ascoltati; per loro si espongono persone che non hanno vissuto quel dramma, ma che hanno scelto di esserne testimoni. La differenza tra scelta e necessità nel racconto fa tutta la differenza. E fino a quando non saranno i protagonis­ti a raccontare, il dramma non sarà compreso in tutta la sua gravità. La mancanza di testimonia­nze dirette fa sì che si possa parlare di migranti come se non fossero esseri umani. Di più: mancando testimonia­nze dirette, finisce per sfuggirci totalmente la dimensione eroica di chi decide di lasciare la propria terra.

Chiunque lo faccia per andare incontro all’ignoto è paragonabi­le a un supereroe. Ecco perché ho scelto la foto di un bambino (Samuel, 4 anni) con la maglietta di Superman che indica in alto, forse il cielo. Un piccolo supereroe mascherato, che deve dare fondo a tutta la forza che ha per rendere accettabil­e, finanche normale, l’Odissea che terminerà con un respingime­nto. Le dinamiche sono ovunque le stesse: povertà estrema da una parte, condizioni di vita migliori dall’altra. Ci sia Trump o Biden, la disperazio­ne è disperazio­ne e, non appena il clima lo consentirà, la possibilit­à di una vita decente è il solo pull factor che esista.

Il Washington Post ha analizzato i dati mensili delle dogane e delle frontiere Usa dal 2012

HO CAPITO CHE LA GRAVITÀ DEL LORO DRAMMA NON SARÀ COMPRESA FINO A CHE NON SARANNO I PROTAGONIS­TI A RACCONTARE

al febbraio 2021; non c’è evidenza che l’aumento complessiv­o dei valichi di frontiera nel 2021 si possa attribuire alle politiche di Biden. Anzi, i dati mostrano che i motivi sono unicamente legati al clima. Ma gli effetti sono strumental­izzati e talvolta rivendicat­i dalla politica.

Con ogni probabilit­à nei mesi estivi e più caldi, quando il deserto sarà mortale, dovremo aspettarci una significat­iva diminuzion­e nel numero di migranti fermati dagli agenti della U.S. Customs and Border Protection. E se il numero di migranti nel 2021 ci pare anomalo rispetto agli anni precedenti, la spiegazion­e è intuitiva: il blocco del 2020 per la pandemia ha solo ritardato la partenza di centinaia di migliaia di persone. E anche tutta la retorica sui minori non accompagna­ti che Biden ha promesso di non lasciar morire di fame: il loro numero non è connesso alla nuova amministra­zione, il fenomeno era già ampiamente diffuso e documentat­o sin dagli Anni 60. Secondo gli studiosi, le politiche di sicurezza delle frontiere non scoraggian­o necessaria­mente la migrazione: chi decide di partire parte lo stesso, magari ritarda la scelta o cambia rotta, ma parte.

Questo naturalmen­te vale anche per il Mediterran­eo: non ci sono praticamen­te navi in mare, né Ong né navi governativ­e, eppure i migranti partono, lasciano l’inferno libico e partono. La Open Arms, oggi, è l’unica imbarcazio­ne che sta operando. Quello che accade ovunque vi siano migrazioni e rotte migratorie attive, è l’utilizzo del fenomeno a scopo propagandi­stico. Eppure non solo si tratta di numeri che potrebbero essere gestiti, ma possono essere previsti e calcolati. I flussi seguono modelli stagionali, non c’è Trump o Salvini che tenga: si parte, punto. Data questa consapevol­ezza, ed esistendo modelli matematici che consentono di prevedere il numero di persone in movimento, come mai non si è in grado di gestirli? I governi e la qualità della classe politica si valutano da come agiscono con chi non ha voce né rappresent­anza.

CI SONO MODELLI MATEMATICI CHE PREVEDONO IL NUMERO DI INDIVIDUI IN MOVIMENTO. PERCHÉ NON LI ADOTTIAMO?

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Hidalgo, Messico, confine con gli Usa: è il 25 marzo e Samuel-Superman, 4 anni, migrante dall’Honduras, alza un dito al cielo quasi potesse volare verso gli Stati Uniti

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