DELLA RIVOLUZIONE DEI RAGAZZI»
giorno, corpo e anima: se esco dalla classe non avendo imparato nulla, so che non ho insegnato nulla. Questo lo sanno meglio di tutti i maestri dei più piccoli.
Il desiderio paralizzato
Che cosa abbiamo quindi perso in questi mesi? Ciò che avevamo già perduto prima: l’umano integrale, corpo e spirito. Il corpo dei ragazzi, confinato per 5 ore dietro un banco, da tempo urla con disturbi che, in tempo epidemico, si sono solo acuiti (autolesionismo, suicidi, bulimia, anoressia...) e così urla la loro l’anima, deprivata del desiderio, principio di animazione della vita. Il desiderio (manipolato dal consumismo che ne usa l’energia come leva per l’acquisto) è apertura che non trova mai soddisfazione perché è al di là di ogni cosa finita, muove e spinge, perché è desiderio di niente in particolare, ma di tutto. Il desiderio consente al soggetto, proprio per il suo essere inesauribile, di individuarsi, esplorare, maturare e compiersi. Quando invece il desiderio è spento o paralizzato, lo spirito si oscura e agisce distruttivamente, come mostrano altre patologie in aumento: crisi di panico, ansia, depressione, apatia, dipendenze... Non è la DAD la crisi, ma la mancanza di relazioni generative, con genitori e maestri, che proteggono i ragazzi dal potere che ci vuole tutti individui separati e isolati, cioè perfetti consumatori seriali e controllabili. A scuola si impara a essere liberi con quel niente che è tutto: ciò che è umano nell’uomo, in ogni singolo uomo.
La telecamera spenta dai ragazzi è l’inizio della rivoluzione: il discepolo non vuole più essere oggetto di aspettative e prestazioni, ma soggetto di possibilità. Ogni uomo nasce per essere inizio di qualcosa di nuovo: la scuola serve a prendere consapevolezza di questa novità e a dare a ciascuno le capacità di metterla in atto. I verbi crescere e creare hanno la stessa radice: un ragazzo è pronto a tutto, se sa che può realizzare qualcosa che solo lui può creare. Ma perché il discepolo sia consa