«Ci riabbracceremo». Siamo sicuri?
Il gesto pietrifica letteralmente Elisabetta. Non c’è niente nella sua educazione, nella sua storia personale, che possa tollerare un contatto fisico così intenso, impulsivo, fanciullesco. Nel film la si vede subire l’abbraccio con le braccia tese lungo il corpo irrigidito, imbarazzata e addirittura impaurita da tanta espansività, che le deve apparire un’inequivocabile conferma dell’instabilità psicologica della nuora.
L’intera scena è girata ovviamente con l’obiettivo di spingere lo spettatore a simpatizzare con Diana, e per stigmatizzare la sterilità affettiva della famiglia reale: stiff upper lip, così definiscono gli inglesi il distacco un po’ snob degli aristocratici, tradito appunto dalla rigidità del labbro superiore. E però per me, che ho visto l’episodio solo qualche giorno fa, l’effetto è stato opposto: ciò che mi ha sorpreso, ciò che mi è parso un atto antisociale, è stato piuttosto l’abbraccio di Diana.
Il fatto è che dopo un anno di “distanziamento” si sono capovolte le convenzioni. Adesso è il toccarsi platealmente che richiama l’attenzione, che sembra sconveniente e pericoloso. Perfino in Italia, il Paese in cui ci si abbracciava anche al primo incontro, in cui si stampava un doppio bacio sulla guancia anche agli sconosciuti, in cui si conversava toccandosi. Anche da noi le cose sono cambiate: ho visto persone scansarsi di scatto per una pacca sulla spalla, per una innocente carezza sull’avambraccio.
Si tratta di un cambiamento culturale più profondo di quanto si pensi: il cuddling, il farsi le coccole, e perfino lo spulciarsi reciproco, è notoriamente lo strumento con cui i primati, gli orango, i bonobo, gli scimpanzè, così evolutivamente vicini a noi, comunicano tra di loro e gestiscono le emozioni. È del resto accertato anche negli esseri umani che toccarsi e abbracciarsi stimola la produzione di ossitocina, «l’ormone dell’amore». Pare che un abbraccio di venti secondi possa addirittura avere una funzione terapeutica sul corpo e sulla mente, per calmare le nostre paure e ansie.
All’inizio della pandemia, annunciando il primo lockdown, l’allora premier Giuseppe Conte trovò una frase a effetto (o la trovò il suo spin doctor) per lanciare un messaggio di speranza agli italiani: «Torneremo ad abbracciarci», disse. Eppure è passato più di un anno e non ci siamo tornati affatto. Anzi, guardiamo oramai con sospetto chi lo fa. Ho paura che non sarà così facile riprendere questa fondamentale attività umana. Ma so anche che il virus non potrà dirsi mai davvero sconfitto finché non ricominceremo a temerlo meno di un abbraccio.
Nella quarta stagione di a un certo punto Diana chiede udienza alla regina. È sola e disperata, si sente tradita e disprezzata dal marito Carlo e da tutta la famiglia, e tenta quella che crede essere l’ultima carta: affidarsi a perché sia lei a proteggerla e farle da mamma. Così, alla fine del colloquio, con uno slancio improvviso, si getta addosso alla regina e la abbraccia.