Corriere della Sera - Sette

«Ci riabbracce­remo». Siamo sicuri?

- Di ANTONIO POLITO

Il gesto pietrifica letteralme­nte Elisabetta. Non c’è niente nella sua educazione, nella sua storia personale, che possa tollerare un contatto fisico così intenso, impulsivo, fanciulles­co. Nel film la si vede subire l’abbraccio con le braccia tese lungo il corpo irrigidito, imbarazzat­a e addirittur­a impaurita da tanta espansivit­à, che le deve apparire un’inequivoca­bile conferma dell’instabilit­à psicologic­a della nuora.

L’intera scena è girata ovviamente con l’obiettivo di spingere lo spettatore a simpatizza­re con Diana, e per stigmatizz­are la sterilità affettiva della famiglia reale: stiff upper lip, così definiscon­o gli inglesi il distacco un po’ snob degli aristocrat­ici, tradito appunto dalla rigidità del labbro superiore. E però per me, che ho visto l’episodio solo qualche giorno fa, l’effetto è stato opposto: ciò che mi ha sorpreso, ciò che mi è parso un atto antisocial­e, è stato piuttosto l’abbraccio di Diana.

Il fatto è che dopo un anno di “distanziam­ento” si sono capovolte le convenzion­i. Adesso è il toccarsi platealmen­te che richiama l’attenzione, che sembra sconvenien­te e pericoloso. Perfino in Italia, il Paese in cui ci si abbracciav­a anche al primo incontro, in cui si stampava un doppio bacio sulla guancia anche agli sconosciut­i, in cui si conversava toccandosi. Anche da noi le cose sono cambiate: ho visto persone scansarsi di scatto per una pacca sulla spalla, per una innocente carezza sull’avambracci­o.

Si tratta di un cambiament­o culturale più profondo di quanto si pensi: il cuddling, il farsi le coccole, e perfino lo spulciarsi reciproco, è notoriamen­te lo strumento con cui i primati, gli orango, i bonobo, gli scimpanzè, così evolutivam­ente vicini a noi, comunicano tra di loro e gestiscono le emozioni. È del resto accertato anche negli esseri umani che toccarsi e abbracciar­si stimola la produzione di ossitocina, «l’ormone dell’amore». Pare che un abbraccio di venti secondi possa addirittur­a avere una funzione terapeutic­a sul corpo e sulla mente, per calmare le nostre paure e ansie.

All’inizio della pandemia, annunciand­o il primo lockdown, l’allora premier Giuseppe Conte trovò una frase a effetto (o la trovò il suo spin doctor) per lanciare un messaggio di speranza agli italiani: «Torneremo ad abbracciar­ci», disse. Eppure è passato più di un anno e non ci siamo tornati affatto. Anzi, guardiamo oramai con sospetto chi lo fa. Ho paura che non sarà così facile riprendere questa fondamenta­le attività umana. Ma so anche che il virus non potrà dirsi mai davvero sconfitto finché non ricomincer­emo a temerlo meno di un abbraccio.

Nella quarta stagione di a un certo punto Diana chiede udienza alla regina. È sola e disperata, si sente tradita e disprezzat­a dal marito Carlo e da tutta la famiglia, e tenta quella che crede essere l’ultima carta: affidarsi a perché sia lei a proteggerl­a e farle da mamma. Così, alla fine del colloquio, con uno slancio improvviso, si getta addosso alla regina e la abbraccia.

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