Accendi il computer (anzi: il computiere)
Michele Scala legionarius@tiscali.it
LA PAROLA INGLESE computer, gentile Michele, è nata nella prima metà del Seicento per indicare una persona incaricata di fare calcoli: computer dal verbo to compute «calcolare», proprio come driver «guidatore» da to drive, performer da to perform, e così via. Il computer, insomma, era un calcolatore umano. E in principio, ancora una volta, era il latino. L’inglese to compute deriva infatti dal latino computare (a sua volta composto da cum «con» e putare «tagliare»), probabilmente attraverso il modello del verbo francese computer. Anche se il verbo francese non è più antico dell’italiano computare (attestato fino dal XII secolo), da cui nel XVIII secolo si ricava computatore «persona che computa».
Di qui – da questa familiarità dovuta all’origine latina e ai precedenti italiani – la proposta (fatta nel 1987 dal linguista Arrigo Castellani) di adottare per computer la parola italiana computiere. Riprendendo una radice viva e produttiva, ad esempio, nell’aggettivo computazionale: linguistica computazionale cioè «applicata all’informatica» e simili. D’altra parte, in altre lingue europee il computer diventa – senza che ciò paia affatto strano – ordinateur (francese), computadora o ordenador (spagnolo) o ancora computador (portoghese).
Il calcolatore algoritmico di Kubrick
Anche in italiano, peraltro, non s’è sempre detto computer. Se torniamo alla storia della parola, vediamo che in inglese il vocabolo comincia a essere usato in senso moderno – cioè riferito a una macchina – già negli ultimi anni dell’800. Ma è solo dagli Anni 50 del secolo scorso che quest’accezione comincia a diventare di uso comune. E quando – tra fine Anni 50 e primi Anni 60 – se ne comincia a parlare anche in Italia, i primi termini che si usano sono calcolatore (all’inizio anche calcolatrice, che però si specializza quasi subito per le macchinette con cui si fanno i conti), elaboratore e meno spesso ordinatore.
Nel 1959 l’Olivetti aveva prodotto l’Elea 9003 (la sigla stava per Elaboratore Elettronico Aritmetico), all’avanguardia per tecnologia e design, anche se ancora ingombrante e costosissimo come i computer dell’epoca. Il principale veicolo di questa terminologia è rimasta ancora per un po’ la fantascienza. Nel film di Kubrick 2001 Odissea nello spazio (1968), il doppiaggio italiano alterna calcolatore ed elaboratore: «Io sono un elaboratore HAL 9000», dice di sé il computer; ma il suo nome è spiegato come «Calcolatore algoritmico euristicamente programmato».
computer
Corriere
LA PAROLA INGLESE DATA A INIZIO 600. IN ITALIA È USATA UNA DELLE PRIME VOLTE NEL 1966 DA GIANNI AGNELLI NEL CORRIERE