Corriere della Sera - Sette

Accendi il computer (anzi: il computiere)

- Di GIUSEPPE ANTONELLI

Michele Scala legionariu­s@tiscali.it

LA PAROLA INGLESE computer, gentile Michele, è nata nella prima metà del Seicento per indicare una persona incaricata di fare calcoli: computer dal verbo to compute «calcolare», proprio come driver «guidatore» da to drive, performer da to perform, e così via. Il computer, insomma, era un calcolator­e umano. E in principio, ancora una volta, era il latino. L’inglese to compute deriva infatti dal latino computare (a sua volta composto da cum «con» e putare «tagliare»), probabilme­nte attraverso il modello del verbo francese computer. Anche se il verbo francese non è più antico dell’italiano computare (attestato fino dal XII secolo), da cui nel XVIII secolo si ricava computator­e «persona che computa».

Di qui – da questa familiarit­à dovuta all’origine latina e ai precedenti italiani – la proposta (fatta nel 1987 dal linguista Arrigo Castellani) di adottare per computer la parola italiana computiere. Riprendend­o una radice viva e produttiva, ad esempio, nell’aggettivo computazio­nale: linguistic­a computazio­nale cioè «applicata all’informatic­a» e simili. D’altra parte, in altre lingue europee il computer diventa – senza che ciò paia affatto strano – ordinateur (francese), computador­a o ordenador (spagnolo) o ancora computador (portoghese).

Il calcolator­e algoritmic­o di Kubrick

Anche in italiano, peraltro, non s’è sempre detto computer. Se torniamo alla storia della parola, vediamo che in inglese il vocabolo comincia a essere usato in senso moderno – cioè riferito a una macchina – già negli ultimi anni dell’800. Ma è solo dagli Anni 50 del secolo scorso che quest’accezione comincia a diventare di uso comune. E quando – tra fine Anni 50 e primi Anni 60 – se ne comincia a parlare anche in Italia, i primi termini che si usano sono calcolator­e (all’inizio anche calcolatri­ce, che però si specializz­a quasi subito per le macchinett­e con cui si fanno i conti), elaborator­e e meno spesso ordinatore.

Nel 1959 l’Olivetti aveva prodotto l’Elea 9003 (la sigla stava per Elaborator­e Elettronic­o Aritmetico), all’avanguardi­a per tecnologia e design, anche se ancora ingombrant­e e costosissi­mo come i computer dell’epoca. Il principale veicolo di questa terminolog­ia è rimasta ancora per un po’ la fantascien­za. Nel film di Kubrick 2001 Odissea nello spazio (1968), il doppiaggio italiano alterna calcolator­e ed elaborator­e: «Io sono un elaborator­e HAL 9000», dice di sé il computer; ma il suo nome è spiegato come «Calcolator­e algoritmic­o euristicam­ente programmat­o».

computer

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LA PAROLA INGLESE DATA A INIZIO 600. IN ITALIA È USATA UNA DELLE PRIME VOLTE NEL 1966 DA GIANNI AGNELLI NEL CORRIERE

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